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Parmalat: il libero mercato genera mostri

Publie le martedì 23 dicembre 2003 par Open-Publishing

Le vicende di Ciro e di Parmalat stanno illuminando a giorno i piani alti
del capitalismo italiano, quelli dove alloggia, nell’oscurità, il vero
volto
del potere. Lo spettacolo che ci stanno mostrando è disgustoso e osceno,
degno di un film di Bunuel. Riassumiamo la trama finora vista. Il gotha
del
capitalismo italiano è popolato da avventurieri senza scrupoli, che
rastrellano i patrimoni dei piccoli risparmiatori per investirli in
operazioni finanziarie di tipo speculativo ad altissimo rischio nei
paradisi
fiscali. Gran parte delle attività di Cirio e Parmalat sono magicamente
scomparse in un intricato reticolo di scatole cinesi di società
partecipate
e controllate, domiciliate in remote isole del Mar dei Caraibi o del
Pacifico, lasciando alle azioni e alle obbligazioni sottoscritte da decine
di migliaia di risparmiatori lo stesso valore della carta straccia. I
rispettivi proprietari hanno pensato bene di disfarsi di parte delle
proprie
partecipazioni prima del crack, depositando in luoghi sicuri e
inaccessibili
i milioni di euro così ricavati.

I soggetti, privati e pubblici, deputati
alla tutela del risparmio sono ciechi, o peggio, conniventi con queste
spregiudicate avventure finanziarie. Le società internazionali di
revisione
contabile appongono la loro autorevolissima e costosissima firma su
bilanci
che al dunque si rivelano inventati di sana pianta. Le agenzie
internazionali di rating, che dovrebbero certificare la bontà
dell’investimento, scoprono le magagne solo a babbo morto, quando il
valore
dei titoli si è già volatilizzato. Le banche collocano i bond degli
avventurieri presso il grande pubblico per rientrare in possesso di
crediti
troppo facilmente e amichevolmente concessi, trasferendo così le perdite
agli ignari e fiduciosi risparmiatori. La Banca d’Italia non vede, non
sente, non parla e lascia libere le banche di frodare il piccolo
risparmio,
salvo ricordarci ad ogni pié sospinto, attraverso i sermoni del pio
Governatore, neodottore honoris causa in Teologia morale e sociale, che
l’etica è una risorsa del capitalismo.

La Consob, che dovrebbe vigilare
sul
comportamento delle società quotate in Borsa, è l’ultima a sapere le cose
e
conta come il due di coppe quando briscola è bastoni. Il Tesoro assiste
divertito a questo spettacolo e, sotto sotto, si frega le mani di tanto
disastro perché favorisce i propri giochi di potere. I ministri economici
dei precedenti Governi, oggi autorevoli parlamentari dell’opposizione di
centrosinistra, gridano al complotto contro.quei poveri banchieri,
finanzieri e speculatori, vessati da una magistratura noglobal! Nel
frattempo vengono alla luce singolari promiscuità affaristiche. Calisto
Tanzi, patron di Parmalat, è stato, fino a pochi giorni fa, membro del
consiglio di amministrazione di Capitalia, presieduto da Cesare Geronzi,
per
lungo tempo dirigente di Bankitalia e grande amico di Fazio. L’ex Banca di
Roma, oggi Capitalia, era socia della holding di Sergio Cragnotti quando
ha
curato la vendita delle attività lattiere della Cirio a Parmalat., tra cui
la Centrale del Latte di Roma, privatizzata da Rutelli.

Capitalia è
contemporaneamente anche la principale banca creditrice sia di Parmalat
che
di Cirio. I giovanissimi figli di Tanzi, proprietario anche del Parma
calcio, di Cragnotti, presidente anche della Lazio, e di Geronzi,
presidente
di Capitalia, hanno costituito una società che cura gli interessi di oltre
200 dei più noti e pagati calciatori e allenatori italiani, la Gea World,
vero colosso del mondo del calcio. Fino a qualche mese fa era membro della
società anche il figlio di Ciriaco De Mita, oggi direttore generale della
Lazio. Infine, è da ricordare che Capitalia, ex Banca di Roma, vanta
crediti
per svariati milioni di euro verso i principali partiti di entrambi gli
schieramenti. Questo finora è quanto abbiamo visto ma siamo convinti che
assisteremo a vicende ancora più nauseabonde, sempre che il film verrà
fatto
continuare. Intanto, miliardi di euro di tanti piccoli risparmiatori sono
scomparsi e due pietre miliari del precario patrimonio industriale del
Paese
rischiano di affondare, e con loro migliaia di famiglie di lavoratori e
allevatori.A pensarci bene, queste squallide vicende non sono prerogativa
solo del nostro capitalismo straccione.

In America succede ancor peggio,
come la vicenda Enron ci ha mostrato. E’ il libero mercato che genera
mostri.

Andrea Ricci