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Parmalat –un caso tutto italiano colpito dal morbo multinazionale
Publie le mercoledì 24 dicembre 2003 par Open-PublishingVerona -Il Cospa Nazionale lancia un appello alla società civile, alle forze politiche, al governo, alle imprese per una azione collettiva congiunta per salvare la nostra zooctenia da latte.
La spaventosa crisi provocata dall’ammanco contabile di oltre 20.000 miliardi di lire della Parmalat e la conseguente possibilità di un suo fallimento rischia, dopo la blue Tongue, il decreto Alemanno sulle quote latte, di dare la mazzata finale al settore zootecnico da latte del nostro paese.
Il latte lavorato dalla Parmalat annualmente ammonta a 11 milioni di quintali, di cui 8-9 milioni acquisiti direttamente o indirettamente dai produttori italiani. In particolare Parmalat acquista 3,5 milioni di quintali attraverso contratti di conferimento diretto con 1200 allevatori; il resto viene ritirato dai centri di raccolta, per lo più società cooperative di produttori, localizzati nel Nord ma anche e soprattutto nel Centro-Sud del Paese. In totale si calcola che i produttori di latte che sono direttamente o indirettamente interessati dalla crisi del gruppo Parmalat siano circa 5.000 dei 49.000 totali in Italia . La Parmalat con oltre 36.000 dipendenti e con una ramificazione di consociate operative in ben 33 stati di tutto il pianeta, gode non solo della posizione di leader, ma nei fatti agisce e opera come una vera multinazionale che, forte di amicizie e complicità, sa incidere e determinare le politiche dell’intero settore lattiero caseario italiano. In media Parmalat acquista l8% del latte prodotto a livello nazionale; ma nel Centro-Sud l
incidenza è doppia rispetto a quella del Nord Italia. E’ proprio la zootecnia Italiana delle aree deboli del Paese (quelle che non hanno i DOP) in particolare del Casertano, dell’area di Latina, Roma e la Murgia ad essere più esposta al problema della crisi finanziaria della Parmalat. Il pagamento del latte e ormai fermo da 5 mesi e adesso non si riesce a capire come se ne uscirà il governo che per voce di Alemanno propone un tavolo tecnico con i sindacati dei dipendenti e le inossidabili sindacali agricole.
La Procura di Milano e di Parma intanto procedono per accertare le ipotesi di reato, di false comunicazioni sociali, agli amministratori e ai revisori. Vengono vagliate ipotesi di reato del calibro di aggiotaggio e truffa aggravata. La scoperta di un ammanco nei suoi bilanci di 10 miliardi di euro pari all’incirca a 20.000 miliardi di vecchie lire è un affare che ovviamente non riguarda solo al magistratura, ma riguarda in particolar modo la politica del nostro paese. Il caso Parmalat infatti, assieme al caso Cirio, mette a nudo "il sistema paese", le regole , sociali , economiche e finanziarie che lo sorreggono, non meno mette a nudo l’ inadeguatezza morale dell’intera classe politica che ha guidato e guida il paese.”La Parmalat è una azienda sana di cui dobbiamo avere fiducia” dichiarava l’11 dicembre il ministro dell’agricoltura Alemanno, a Tanzi, infatti, la fiducia Alemanno non l’ ha fatta mai mancare e tutti si ricordano il decreto ad Hoc per la dizione di “Fresco” al latte Microfiltrato. "Il paese e il governo si faranno carico della situazione" ha sostenuto il primo ministro Berlusconi nella conferenza stampa di venerdì 20 .L’attuale ministro per le attività produttive Marzano ha gia pronti soldi per intervenire, tacitare, sopire, come ha già fatto con Cirio. Nulla rischierà il Cavaliere del lavoro Calisto Tanzi e i suoi “amici” , come nulla ha rischiato e rischierà il signor Cragnotti, troppi sono pronti a proteggerli perché questi rischino veramente di rendere conto di quanto hanno dissipato, dilapidato, nascosto al paese, ai risparmiatori, agli allevatori. Nel paese della finanza creativa, della depenalizzazione dei falsi in bilancio, dei condoni, dei concordati. Di casi simili alla Parmalat e alla Cirio purtroppo si sa che ce ne saranno ancora e i dolori per il sistema e per il paese non sono certamente finiti .
Mentre accade tutto ciò il governo è impegnato a salvare Rete 4 con un apposito decreto legge, dopo che il presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi si è rifiutato di firmare la legge Gasparri approvata dalla maggioranza di governo. Si tratta di salvare un’azienda con 1000 dipendenti. Anche noi allevatori siamo una realtà importante di questo paese, di questa economia; oltre 23.000 allevatori che sviluppano un fatturato aggregato stimato attorno ai 4 miliardi di euro, con un indotto di oltre 100.000 lavoratori, sono senza il diritto di lavorare, prossimi alla chiusura e al fallimento causa il vergognoso regime delle quote imposto dall’Unione Europea e applicato in maniera illegittima e illegale dai governi italiani di questi ultimi 15 anni. In questi giorni il decreto Alemanno, quello che ci farà chiudere le stalle, sta per sviluppare tutta la sua nefasta funzione. Oltre 2000 vacche da latte al giorno vengono macellate presso il macello Cremonini, animali di altissima qualità, distrutti in un paese cui manca il latte, grazie alle politiche fortissimamente volute anche dalla Parmalt e da una classe politica italiana che si punta a rispettare gli impegni presi quasi 20 anni fa dai politicanti italiani della prima repubblica che certo non avevano a cuore ne il destino ne gli interessi della nostra agricoltura. Noi chiediamo che si abbia il coraggio di fare una svolta, che venga ritirato il decreto Alemanno, che si difenda la nostra zooctenia da latte, non solo con la dovuta anagrafe bovina, ma con i dei provvedimenti che sono indispensabili per andare avanti e per dare futuro alla nostra agricoltura zootecnica: il Cospa Nazionale esige che se una strada di uscita si trovi come concordati fallimentari o quant’altro, sia imposto una volta tanto che Parmalat sia anche e soprattutto degli allevatori italiani, e che nei prodotti Parmalat Italia siano fatti con vero latte italiano, non possiamo far pagare ai cittadini e agli allevatori produzioni di latte di dubbia provenienza e comunque con politica delocalizzativa. L’assegnazione agli allevatori italiani del diritto a produrre quanto latte basta al fabbisogno del nostro paese, il blocco della vaccinazione obbligatoria contro la Blu Tongue che con incoscienza e irresponsabilità il ministro Sirchia ha nuovamente imposto.
Questo atto di coraggio, dopo tanti danni fatti da questo governo alla nostra agricoltura è dovuto, lo chiediamo con la forza della ragione, con la coscienza di fare l’interesse del paese. Noi allevatori del Cospa Nazionale in lotta dal lontano 1996 ne abbiamo viste troppe per credere ancora alle favole dei vari venditori di fumo e come l’intero paese, i lavoratori della Parmalat, i risparmiatori ingannati, chiediamo fatti concreti prima di dare credibilità a questo governo e alle forze che lo sostengono per sederci al tavolo delle trattative.
Restiamo in mobilitazione e ci prepariamo a disobbedire al decreto Alemanno