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Paul Bigley, fratello dell’ostaggio britannico in Iraq : "Mio fratello è vivo, Blair si dimetta"
Publie le lunedì 27 settembre 2004 par Open-PublishingL’appello di Bigley scuote il congresso laburista
di red
«Mio fratello è vivo». Paul Bigley, fratello dell’ostaggio britannico in Iraq, Kenneth, scandisce in un’intervista alla Bbc la sua certezza. «Penso veramente che mio fratello sia ancora vivo. Lo voglio a casa e non mi fermerò fino a quando non sarà tornato». L’accusa ancora una volta è indirizzata contro il governo inglese e il suo premier: «Tony Blair è un gentleman e un uomo di stato, ma è tempo che se ne vada. Serve un cambio di volto, un cambio di politica e un cambio di dialogo». Di fronte al coro di appelli per la liberazione del sessantaduenne Kenneth Bigley, insiste il fratello, il premier britannico ha risposto finora con il silenzio. E il silenzio equivale al «bacio della morte».
Per questo Paul Bigley dai microfoni della Bbc ripete, accostando la sorte del fratello rapito a quello delle due Simone: «Per favore potete dire a Blair al posto mio, prendi quel maledetto telefono e chiama il presidente Bush perché liberi quelle donne prigioniere. Almeno mandate un maledetto fax per implorare che sia salvata la vita a mio fratello».
L’appello scuote il congresso laburista che inizia oggi a Brighton, finendo per oscurare le tante questioni di politica interna. Anche perché per la prima volta diversi delegati sono riusciti a imporre un dibattito e un voto sulla data del ritiro dei soldati inglesi dall’Iraq. Una questione che finora Blair ha sempre rifiutato di trattare.