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Per ritornare sugli arresti di Roma metto in rete l’articolo del MANIFESTO che ritengo condivisibile

Publie le martedì 13 gennaio 2004 par Open-Publishing

No, non è una storia di spranghe sguainate, di caschi, passamontagna o bandane, di cariche della
polizia, lacrimogeni e tutto l’armamentario dei furori di piazza. L’arresto dei 12 militanti della
sinistra romana fa parte di quell’acida strategia politico-giudiziaria che cerca di indebolire e
scoraggiare le realtà sociali che tengono viva la cultura no global del nostro paese.

Un’insistente
affastellarsi di inchieste, incriminazioni, arresti, i cui contenuti restano quelli della meschina
repressione delle lotte sociali: un armamentario giuridico obsoleto e incolto, maneggiato in modo
maldestro e strumentale. Da Genova a Cosenza, dal nord est alla capitale. Passano gli anni e i
decenni, ma la faccia arcigna e opaca del persecutore per conto terzi resta uguale: e ha gli
inconfondibili connotati del servilismo questurino. Come considerare, diversamente, l’incriminazione di
questi ragazzi?

Reclusi, ancorché in casa, perché protagonisti di una manifestazione di protesta.

Una protesta
largamente condivisa lungo un intero continente, dall’Atlantico agli Urali. Siamo assai vicini al
reato d’opinione, quell’infausta assimilazione tra dissenso e colpa: è un criminale perché è. Non
che questa negazione dei diritti democratici nel passato non sia stata abbondantemente utilizzata,
ma certo vedersela riproporre tal quale rischia di avvelenare ulteriormente il conflitto sociale.

Ma forse è proprio questo che desiderano i vertici delle amministrazioni dello stato.

Non foss’altro perché il movimento romano è tra i più combattivi, ispiratore di lotte originali ed
efficacissime, che spaziano sull’intero pentagramma dell’iniziativa sociale, coinvolgendo spesso
associazioni e sindacati, partiti e amministrazioni locali. Un esempio su tutti: la generosa
battaglia di Action per il diritto alla casa, che è presto diventata oggetto di apposita inchiesta
giudiziaria con l’accusa (pensate un po’) di «associazioni per delinquere», ma che per qualità e forza
è stata anche assunta all’interno del programma politico del comune di Roma.

Ed è proprio perché Roma coltiva e alimenta questa insolita interessante sinergia tra movimenti e
amministrazione comunale, che gli arresti di ieri si configurano come un’aggressione accuratamente
mirata. E’ in corso ormai da diversi anni una sperimentazione di governo locale, sostenuto da una
maggioranza larghissima, che sviluppa pratiche politiche e sociali molto avanzate, attente ai temi
della partecipazione, della solidarietà e della pace. E uno degli arrestati, Nunzio D’Erme,
oltreché esponente dei disobbedienti è anche consigliere comunale di Rifondazione.

Non ci vuole molto a capire che insieme a quei 12 ragazzi si tenta di colpire quanto di meglio la
sinistra italiana sta esprimendo di questi tempi.