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Pinto «Molotov? Io chiedevo dei feriti»

Publie le venerdì 21 novembre 2003 par Open-Publishing

Il Magistrato messo sotto accusa dai legali dei poliziotti per i contatti con Mortola
Pinto «Molotov? Io chiedevo dei feriti»

«Il problema non è il numero delle telefonate all’ex capo della Digos, ma il loro contenuto»

Può un PM parlare al telefono con i responsabili delle forze dell’ordine mentre si svolge
un’importante operazione come quella dell’irruzione del G8 alla scuola Diaz? La domanda appare retorica
perché indubbiamente la risposta è sì. Però alcuni dei difensori dei poliziotti indagati di falso e
calunnia (per la nota-vicenda delle molotov) puntano il dito sulle indagini dei tabulati
telefonici, consegnata in questi giorni in procura dalla squadra mobile.

I difensori hanno infatti chiesto
lo spostamento del processo a Torino perché nel corso dell’interrogatorio dell’ex capo della Digos
genovese Spartaco Mortola, il pm Enrico Zucca ha creduto di capire, dalle affermazioni di Mortola,
che le due bottiglie sarebbero state messe vicino all’atrio, nella disponibilità di tutti i no
global arrestati, su suggerimento del suo collega Francesco Pinto al funzionario Ferri che gli
avrebbe parlato per telefono; tanto che il pm, a un certo punto, ha detto a Mortola se voleva tornare o
rivedere su quelle sue affermazioni, data la loro estrema gravità.

E Mortola aveva risposto che
ritrattava perché si era confuso ed era in uno stato fortemente emotivo. Ora spuntano questi
tabulati con le numerose telefonate: «II problema non sono il numero delle telefonate intercorse tra me e
il dottor Mortola, ma semmai il loro contenuto e la loro sostanza - afferma Pinto - Nessun
poliziotto, sentito in sede di commissione parlamentare, ha mai parlato di contatti rilevanti con il
sottoscritto. Non si capisce perché solo ora e con quali finalità i difensori abbiano sollevato questa
questione».

«Quella sera - osserva Pinto - ho avuto notizia della perquisizione nella scuola, non
dalla polizia, ma da giornalisti e in primis da Attilio Lugli, presidente dell’Ordine ligure, da
avvocati che mi telefonavano denunciando una "mattanza". Le mie telefonate erano continue, e
febbrili soprattutto con Perugini, che si trovava però a Bolzaneto, perché volevo, mettermi in contatto
con Mortola che aveva il cellulare scarico». «A me - sottolinea il magistrato - interessava
soprattutto sapere le condizioni dei feriti, perché la situazione stava montando in maniera pericolosa.

Quella sera la mia preoccupazione non erano nè le molotov nè gli altri oggetti rinvenuti, ma se
nella scuola c’era stata resistenza, come asseriva la polizia, smentita invece da giornalisti e
avvocati che parlavano di mattanza». Pinto ha spiegato inoltre: «Se ho parlato solo di una o due
telefonate intercorse tra me e Mortola e perché ho avuto da lui solo la mattina dopo la telefonata
esaustiva in cui ho conosciuto l’operazione nei suoi dettagli. Durante la notte infatti le informative
erano state scarse e sommarie».