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Processo a uno scribacchino

par Antonio Recanatini

Publie le giovedì 4 settembre 2014 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

{}Parola alla difesa:

Non è difficile evitare la banalità, basterebbe non prendere da esempio il re e la lunga schiera di cortigiani, ammassati per l’occasione intorno al trono, più scalmanati dei tifosi nelle arene e permalosi come pochi. Basterebbe scendere da quelle impalcature costruite per illudervi di poterli raggiungere.
Basterebbe non essere amici dei cavalieri della tavola rotonda e voltare le spalle al lusso, al consumismo, all’edonismo, alla frenesia di imitare giocatori e poi gareggiare nelle dispute organizzate dai regnanti.
Signori, non è così difficile evitare la banalità, perché essa risiede nelle pargamene che leggete per poter sentenziare, giudicare e per scorgere nuovi pregiudizi. Il problema grave è che voi amate la banalità, amate ripetere le prassi ovvie e assecondare principi mai seriamente trattati e scardinati. Voi vi sentite a vostro agio nella banalità, nell’ordinarietà, nel difendere i soprusi perché perpetrati da chi non osereste mai contrastare.
Signori della corte, io sarò sempre un condannato a morte e lo sarei anche se la ragione illuminasse il vostro verdetto; potrei uscire da qui vivo, ma non sarò mai libero. Sarei comunque perseguitato dal vostro sospetto. Io mi sento in prigione ogni qual volta cerco di essere come voi, immensamente grati al destino infame, immensamente grati a stati che portarono guerre e tragedie, immensamente grati a chi si propose per togliere la libertà di pensare. No, signori, perdonate la mia irriverenza, io non ci tengo a essere simile a voi e non tengo a essere uno di voi, io non mi emoziono per le vostre emozioni.
Voi non condannerete mai i veri colpevoli, non avete il fegato per farlo, perché, in qualche modo, dovreste processare amici, parenti e lacché, praticamente gli stessi che difendono il vostro marcio operato.
Signori, non è così difficile evitare la banalità, in fondo basta essere veri e se per vero s’intende dar voce alla coscienza, io propongo la mia condanna per istigazione al libero pensiero.