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una proposta per il 4 giugno
Durante quest’ultimo mese di perenne esposizione alla visione dell’orrore
si è messo in moto nella mente globale un processo di tipo catastrofico. Lo
statuto dell’immagine (rassicurante esteriorizzazione di una corporeità
sempre più rimossa) è cambiato dolorosamente. Dopo le foto e i filmati che
sono giunti dalle prigioni iraqene, l’immagine chiama in questione il
corpo, e la corporeità viene ridotta a spazio della violenza. La percezione
pubblicitaria è stata ribaltata, nel mese di maggio del 2004. La nudità
umana, che la pubblicità ha sempre utilizzato come piacevole e rassicurante
promessa di felicità, ora viene esposta in segno di umiliazione, di
ludibrio, di degradazione, di scherno, di annullamento.
La foto della
signorina bionda che si china sorridente sul cadavere di un torturato steso
nella sua bara affogato nel ghiaccio, il gesto della mano inguantata in
plastica verde, che solleva il pollice per dire: "OK, I have enjoied it" è
una foto agghiacciante, perché riesce a cortocircuitare pubblicità, parodia
della pubblicità, orrore puro e foto ricordo di famiglia. Tutto ciò che la
pubblicità aveva presentato come immagine della pulizia americana ora
appare come la prova della vergogna, della barbarie, della crudeltà. Cosa
provoca nella mente puritana dei cristiani evangelici che sostengono la
guerra di Bush in nome dei loro valori religiosi la visione del corpo del
giovane arabo denudato con la violenza, esposto alla riproduzione
fotografica, teletrasmesso via satellite agli sguardi divertiti degli amici
del bar, della zia della nonna che prendono il te nel lontano Tennessee, e
la visione della sorridente signorina England che indica con le dita della
mano i genitali nudi di un giovane irakeno?
Le fotografie di tortura sono intrecciate con le immagini pornografiche di
soldati americani che fanno sesso tra di loro. In effetti la maggior parte
delle fotografie di tortura hanno tema sessuale. L’immagine della giovane
donna che trascina un uomo nudo con una cintura di pelle è un classico
dell’immaginario porno della dominatrice, che ha un vasto repertorio in
Internet.
Perché i soldati americani si fotografano mentre torturano i prigionieri?
Le risposte a questa domanda sono molteplici, e coinvolgono vari aspetti
dell’orrore americano nell’era Bush. Il fatto che i soldati si fotografino
rivela diverse cose: rivela che essi sanno di avere la complicità
dell’intera gerarchia militare e politica, fino al Presidente Bush. In
secondo luogo i soldati si fotografano perché nulla è davvero vissuto,
davvero goduto, se non è registrato elettronicamente.
La videocomunicazione istantanea fa parte del fun, e nulla è davvero funny
se non è registrato. Infine abbiamo la misura della crescente dimestichezza
della vita americana con la brutalità. Susan Sonntag si è chiesta: quanto
dovremo aspettare prima che venga fuori un videogame "Interrogating the
Terrorists"?
Il 20 maggio del 2004, il capo del Pentagono Donald Rumsfeld, questo
Goebbels dell’era digitale ha deciso di vietare i videotelefoni nelle
carceri iraqene. In questo modo i suoi soldati smetteranno di comportarsi
come turisti che girano con videocamere e videotelefoni creando problemi
alle autorità. Si limiteranno a torturare in silenzio e di nascosto come
hanno sempre fatto gli aguzzini.
La nudità
La visibilità del corpo nudo è inquietante per la cultura maschilista
islamica come per la cultura pornografico-puritana. Nel mondo ossessionato
dalla merce, dal potere e dall’appartenenza, la dignità sta nell’esibizione
della divisa militare, del vestito o del velo che conferiscono identità. Il
corpo nudo è l’ammissione di una debolezza, viene inteso soltanto come
l’immagine di una sconfitta, di un’umiliazione. La bellezza del corpo nudo
è stata cancellata e dimenticata dalla mercificazione, dalla competizione e
dalla pubblicità, e poi è stata colpevolizzata dal fanatismo, e sepolta
dall’aggressività militare.
Una recente indagine pubblicata al sito
<http://www.,medicina.clic/>
www.,medicina.clic ci informa del fatto che
"Quasi due italiani su tre, tra i 22 e i 46 anni, ricorrono alle pillole
per l’impotenza prima del rapporto sessuale senza averne davvero bisogno.
Ma quel che colpisce di più è che 105 su 801 (13,4%) sono giovani tra i 21
e i 26 anni e ben il 32,1% (258 soggetti) hanno dai 33 ai 38 anni. Oltre la
metà dell’intero campione esaminato (51%) confessa candidamente di farne
uso quando va in discoteca. Piuttosto temuto anche il primo incontro: più
di un partecipante al sondaggio su tre (34%) confida di cercare sicurezza
nellaiuto della pillola. Il 40% dice di farlo per paura di non avere
l’erezione, il 33 per timore di fare brutta figura e il 27 perché teme di
non soddisfare la propria partner."
L’insicurezza, la paura, la competizione, e la mediatiizzazione della
relazione comunicativa trasformano il corpo in una macchina disagevole, e
lo predispongono ad essere dispositivo di aggressione, di guerra, di
violenza, di umiliazione.
Forse la prossima azione comunicativa che dovremmo essere capaci di
costruire nelle strade di tutto il mondo consiste nell’esibizione
sistematica del corpo nudo. Milioni di persone dovrebbero spogliarsi di
fronte a questa guerra, mostrarsi in lunghi cortei di denudati, spogliarsi
nelle cerimonie pubbliche, spogliarsi nelle manifestazioni politiche,
spogliarsi a migliaia contemporaneamente.
Quando il presidente Bush verrà a Roma il 4 giugno del 2004 non si sa cosa
succederà. Forse il movimento pacifista non avrà la forza di ricacciare a
mare lo Hitler del nostro tempo, forse ci saranno inutili scaramucce con la
polizia, qualcuno verrà picchiato, qualcuno arrestato. Forse invece ci sarà
un fiume così vasto di popolo che le città italiane si fermeranno, e
l’orrendo idiota che governa alla Casa Bianca accompagnato dall’ammiccante
clown che lo ha invitato e lo ospiterà nelle sale delle istituzioni romane,
si troveranno circondati e svergognati e impossibilitati ad uscire dai
palazzi blindati, e si sposteranno tra nugoli nervosi di uomini armati.
Certamente molte migliaia di persone arriveranno a Roma con il cappuccio
nero. Se lo metteranno in testa per segnalare al mondo che ormai è evidente
cosa vuol dire la politica dei tiranni di Washington e di Roma: accecamento
violento del genere umano, imposizione di un cammino cieco verso la comune
disfatta.
Ma io credo che sarebbe utile sul piano immaginario un altro gesto,
un’altra messa in scena. Centinaia di migliaia di persone che si denudano
pubblicamente, insieme, in Piazza Venezia, davanti all’Altare della Patria,
folle di uomini e donne che offrono il loro corpo nudo non come
testimonianza di un’umiliazione, ma come affermazione della bellezza del
corpo umano in tutte le sue forme. La bellezza dell’essere indifesi tra
persone non aggressive, la bellezza della debolezza che si riconosce nella
debolezza altrui, la bellezza dell’uguaglianza e della libertà.
Milioni di corpi nudi sarebbero l’azione più liberatoria, sprezzante e
felice al tempo stesso. Sarebbero l’annuncio di un immaginario possibile
che sfugge alla guerra alla violenza e alla sopraffazione, allo spirito di
vendetta ed al risentimento, che apre un mondo possibile in cui il contatto
è più importante della proprietà, il godimento del tempo vissuto più
importante del consumo di tempo rappreso in forma di merce, in cui la
grande compassione ha la meglio sullottusità tirannica della potenza militare.