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Quello di Berlusconi "più che un cattivo governo, è un...

Publie le lunedì 27 ottobre 2003 par Open-Publishing

Financial Times: guerra al Cavaliere

Quello di Berlusconi "più che un cattivo governo, è un non-governo"

DARIO MIGLIUCCI

"I politici imparano dalla storia? Forse, ma Silvio Berlusconi no".

E’ questo il bruciante commento che il Financial Times, con un articolo firmato da Martin Rhodes e
David Natali, ha dedicato al nostro presidente del Consiglio.

I due giornalisti, spiegando ai propri lettori lo sciopero generale indetto dai sindacati, hanno
usato parole durissime nei riguardi del leader di Forza Italia: "Quasi dieci anni fa il suo governo
cadde in seguito agli scioperi contro la riforma delle pensioni. Adesso ci riprova: solo la
presidenza italiana dell’Unione europea impedisce la caduta di quello che, più che essere un cattivo
governo, è un non-governo".

Un attacco a 360 gradi, quello sferrato dal periodico: la manovra economica 2004? "Una
non-finanziaria piena di misure tampone a breve termine con modesti effetti". La riforma delle pensioni? "Una
non-riforma" che rischia di trascinare la maggioranza verso la crisi.

Un fallimento totale, secondo il giornale, il bilancio dei primi due anni del Cavaliere alla guida
del Paese: il periodico ha criticato il premier sin dal suo primo giorno a Palazzo Chigi.

Articoli al vetriolo sempre più frequenti, tanto da provocare la reazione scomposta del nostro
Esecutivo.

"Giornali come il Financial Times ci attaccano in modo denigratorio, offendendo la verità - aveva
protestato lo scorso 3 febbraio il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano - il
Financial Times è uno dei giornali economici stranieri che di recente ha presentato in termini
estremamente negativi e infondati chi siamo".

Ma cosa avrà mai scritto di tanto grave il Financial Times? Motivo di tanta rabbia, potrebbe
essere stato un articolo dal titolo inequivocabile: "La mafia ha fatto accordi con Berlusconi".
Pubblicato il 22 gennaio 2003, informava i britannici riguardo le dichiarazioni scottanti del pentito
Antonio Giuffrè nell’ambito del processo palermitano contro "l’ex direttore dell’impero finanziario
di Berlusconi" Marcello Dell’Utri.

Solo pochi giorni prima il quotidiano di oltremanica aveva riservato ampio spazio alla recensione
del saggio "Il cuore scuro dell’Italia" (The Dark Heart of Italy).

L’autore del libro, Tobias Jones, approfittò dell’ospitalità per lanciare l’allarme sul caso
Berlusconi: "E’ primo ministro da 18 mesi ed il suo palazzo televisivo è ad un paio di mosse dallo
scacco matto alla democrazia. (...) Gli italiani, grazie alla tv, sono sottomessi a una sorta di
dittatura psicologica".

Una brutta pubblicità per il Cavaliere, al quale non era andata meglio l’11 gennaio: "Nel maggio
2001 gli elettori hanno ignorato le accuse di corruzione contro il leader di Forza Italia e la sua
posizione di egemonia nei media italiani, dandogli la maggioranza alle due camere del parlamento.
Il rischio che il premier sprechi questa opportunità è sempre più alto".

E ancora, sempre nel novembre del 2002: "Il primo ministro incontra problemi dovunque si giri
(...) il significato di queste ultime difficoltà è legato all’impossibilità di mantenere le promesse
di un’importante riforma economica per cui era stato eletto nel maggio 2001 (...) ha scoperto che è
più facile fare promesse che mantenerle".

Il giornale si dedicò anche al caso Fiat ed individuò subito il responsabile di un così grave
disastro: "Dietro il terremoto che ha scosso il management Fiat si vede la mano di Berlusconi".

Una serie così continua di attacchi da rendere necessaria una presa di posizione dello staff del
Cavaliere che, abituato a spadroneggiare sui media italiani, pensò bene di chiudere la bocca anche
al foglio londinese.

L’Esecutivo, sentendo "il dovere di difendere l’immagine del nostro Paese", annunciò un intervento
"a livello diplomatico".

Naturalmente non risulta siano stati presi provvedimenti da parte Governo britannico, tanto è vero
che il Financial Times continua imperterrito a versare fiumi di inchiostro sulle vicende italiane.

C’era da aspettarselo, con quel comunista di Tony Blair a Downing street.