Home > Risposta al ministro
Ecco la risposta inviata al Giornale di Lecco,
a domani
ciao
Enrica
Signor Castelli, ministro della Giustizia,
per evitare confusione le risponderò per punti, sia sui fatti che sui principi giuridici che lei
mi contesta, cominciamo da fatti:
– E’ vero che a Bolzaneto io non c’ero, ma quanto da me denunciato (gli atti della
conclusione delle indagini della magistratura) è stato ampiamente riportato a mezzo stampa, non è frutto
di indiscrezioni o di insinuazioni, ma è il resoconto dei verbali relativi all’inchiesta della
procura (atti d’indagine ufficiali dunque). Questi atti parlano di 42 tutori dell’ordine indagati
per Bolzaneto tra medici e appartenenti alle diverse polizie presenti a Bolzaneto, tra le quali le
guardie ed i medici penitenziari:
Confermo, come ho scritto nella mia lettera che molti abusi sono stati commessi in danno di
persone arrestate ed inermi (molte delle quali ferite) nei cui confronti è vietata qualunque forma di
violenza fisica-psichica. Questo al di là della colpevolezza o dell’innocenza delle stesse.
– Secondo lei io non potrei parlare dell’accaduto a Bolzaneto perché non ero presente,
mentre lei afferma che c’è rimasto per poco tempo e non ha visto niente di strano!
Come può quindi affermare che si e’ trattato solo di sporadici episodi, che la polizia
penitenziaria si è comportata correttamente? Ha fatto delle indagini, raccolto testimonianze? Le faccio
notare che io non sono Ministro della Giustizia ma lei sì, io non faccio nessun "atto di fede"
quello che è successo a Bolzaneto l’ho verificato sulla pelle di mia figlia e attraverso testimonianze
qualificate come quella dell’infermiere Marco Poggi in servizio a Bolzaneto; mentre sarebbe un suo
preciso dovere verificare quanto accaduto e denunciato da centinaia di persone circa le violenze e
le violazioni, denunce verificate dalla Magistratura, riportate nel rapporto annuale di Amnesty
International, denunciate alla Commissione Diritti Umani dell’ONU, al Parlamento Europeo, al
Comitato Europeo per la prevenzione della tortura. Lei ed i lettori del Giornale di Lecco potrete
verificare tutti questi documenti sul sito www.veritàgiustizia.it
– Nella sua risposta lei cita inoltre un presunto "assalto con molotov al penitenziario
di Bolzaneto": l’assalto al quale lei si riferisce, signor ministro, non è stato fatto a
Bolzaneto ma bensì al carcere Marassi, dove un pugno di manifestanti mascherati sono riusciti a lanciare
delle molotov senza essere fermati da nessun appartenente alle Forze dell’Ordine pur presenti in
forza. Come mai?
i principi giuridici:
– Quanto lei mi scrive: "Vede, cara Signora, ricordo che gli atti della Procura non
sono l’esito di un processo, ma un atto di accusa" non modifica minimamente la mia richiesta di
sospensione per tutti gli indagati tra le Forze dell’Ordine, qualora dovesse giungere un loro rinvio a
giudizio.
A nessuno sfugge la lesione al prestigio delle Forze dell’Ordine che nascerebbe dal mantenere in
servizio (o promuovere) agenti e funzionari accusati di gravi reati e per essi imputati davanti a
un tribunale, con i loro atti hanno infangato la dignità di tutti gli operatori onesti e
democratici presenti all’interno della Polizia Penitenziaria. Inoltre, non si richiede il licenziamento di
costoro, almeno fino ad una condanna definitiva. In questo condivido il Suo richiamo all’articolo
27 della nostra costituzione. Se ne richiede la sospensione dalle funzioni, perché questo è ciò che
accade negli altri settori dell’Amministrazione Pubblica, nei confronti di dipendenti che, sono
imputati per reati commessi a causa e nel corso delle loro mansioni. Questo è necessario per il bene
delle istituzioni, per cominciare a ripristinare un rapporto di fiducia fra cittadini e
istituzioni interrotto dalla violenta repressione delle Forze dell’Ordine a luglio 2001 a Genova.
– "Se Sua figlia ha casi di maltrattamenti o altre violazioni di legge che ha subito
dalla polizia penitenziaria, o ha visto subire da altri, vada dal Giudice a rendere
testimonianza".
Già fatto, signor ministro: mia figlia e tutti gli altri testimoni e vittime hanno da tempo reso
dichiarazioni alla Magistratura, adempiendo con coraggio e tra mille difficoltà al loro dovere di
cittadini e lo faranno ogni qual volta sarà loro richiesto; non si può dire lo stesso degli agenti
e dei loro responsabili che, dopo molto tempo, hanno presentato alla magistratura centinaia di
foto-tessera scannerizzate risalenti a molti anni prima, oppure elenchi incompleti od errati. Quanto
al merito della testimonianza di mia figlia, credo sinceramente che la valutazione spetti alla
Magistratura e non a lei.
– Lei conclude con: "Le ricordo però che se parlare a vanvera è semplicemente una
stupidaggine, calunniare è un grave reato. Sarà mia cura verificare se sua figlia si offrirà come
testimone e di andare a verificare cosa avrà detto nel processo".
Vede, signor ministro, anche minacciare ed intimidire i testimoni mi sembra sia un grave reato,
ma non si preoccupi: mia figlia e gli altri testimonieranno come è loro preciso dovere, verifichi
piuttosto quanto hanno fatto o faranno gli agenti ed i medici dei quali lei è diretto responsabile.
Mi fa piacere che lei abbia deciso di seguire i processi sui fatti di Bolzaneto, lo stesso faranno
alcune centinaia di migliaia di persone che in Italia hanno avuto almeno un amico o un parente
malmenato a Genova, e che sono ormai immuni dalle manipolazioni della verità.
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova