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Si capisce quando Bush sta mentendo, gli si muovono le labbra
Publie le sabato 22 novembre 2003 par Open-Publishingdi John Pilger
Blair e Straw osano suggerire che i milioni di persone che hanno con
tanto fragore contestato la gang di Bush erano semplicemente "anti-americani
perché va di moda". E’ solo un altro gesto disperato di uomini disperati.
Poco prima della disastrosa visita di Bush in Inghilterra, Tony Blair era al
Cenotaph, nella domenica della Memoria. Una insolita visione per il capo di
uno stato killer la cui rispettabilità già sorpassata, se ne è sparita del
tutto.
Il suo svogliato accenno ai "morti gloriosi" veniva da una faccia lugubre di
colpevole. Come William Howard Russel del Times scrisse di un altro primo
ministro responsabile di un massacro in Crimea, "porta in giro se stesso
come colui che ha sangue sulle mani".
Dopo aver mostrato il suo formale rispetto alla Regina, la cui prerogativa
era stata permettergli di commettere i suoi crimini in Iraq, Blair si è
affrettato a correre via. "Sgattaiola via e prega di non conoscere mai",
scrisse Siegfried Sasson nel 1917, "l’inferno dove non c’è gioventù né risa"
.
Blair deve sapere che il suo gioco è finito. Il modo in cui è stato ricevuto
Bush in Inghilterra dimostra questo; e la CIA ha ora annunciato che la
resistenza irachena è "vasta, forte e sta diventando ancora più forte", e si
compone, secondo le stime, di 50.000 persone,. L’obiettivo ora è di
"pianificare la fine dei giochi".
Le loro menzogne sono alla fine diventate satira.
Bush disse a David Frost che il mondo doveva cambiare atteggiamento nei
confronti delle armi nucleari di Saddam Hussein perché erano davvero "molto
avanzate". La mia preferita, però, è la valutazione di Donald Rumsfeld. "Il
messaggio", affermò, "è che ci sono conoscenze risapute, ci sono cose che
sappiamo di sapere. Ci sono cose sconosciute. Che significa dire che ci sono
cose che ora noi sappiamo che non sapevamo. Ma ce ne sono anche che sono non
conoscenze sconosciute... cose che non sappiamo di non sapere. E ogni anno
ne scopriamo qualcuna in più di queste non conoscenze sconosciute".
In una riunione senza precedenti dei principali ufficiali dell’intelligence
americana, dei diplomatici e degli ex funzionari del Pentagono che si tenne
a Washigton l’altro giorno, si affermò, con le parole di Ray McGovern, un ex
analista della CIA e amico del padre di Bush: "ora sappiamo che nessun altro
Presidente degli Stati Uniti ha mai mentito così male e così spesso e in
modo tanto palese... ora si deve presumere che menta tutte le volte che dice
qualcosa".
E Blair e il suo ministro degli Esteri tentano di suggerire baldanzosi che i
milioni di persone che hanno contestato la gang di Bush sono "anti-americani
perché va di moda".
Un istruttivo esempio della loro mendacia è stato dato recentemente da Jack
Straw. Su Radio 4 della BBC, difendendo Bush e la dottrina di Washington
della "guerra preventiva", Straw ha detto agli intervistatori: "l’articolo
51 (della carta costitutiva delle Nazioni Unite), alla quale vi siete spesso
riferiti in passato, perché dite che permette solo azioni di autodifesa...
Attualmente si può intendere in modo più vasto perché prevede il diritto
degli stati di compiere quelle che sono denominate come ’azioni preventive’"
.
Ogni parola di Straw è falsa, un’invenzione. L’articolo 51 non fa
riferimento al "diritto degli Stati di intraprendere azioni preventive" o a
nulla di simile. Da nessuna parte in quella carta costitutiva vi è un
qualsiasi riferimento a ciò.
L’articolo 51 si riferisce soltanto "al diritto inerente gli individui o la
collettivita all’auto-difesa se vi è un attacco armato" e procede con
ulteriori restrizioni a questo diritto. Inoltre, sulla carta costitutiva
dell’ONU è previsto che qualunque Stato che dichiari il diritto di
dichiarare guerre preventive sia fuorilegge.
In altre parole, il Ministro degli Esteri ha fabbricato una clausola della
carta costitutiva dell’ONU che non esiste, poi l’ha trasmessa a tutti come
fosse un fatto. Quando Straw dice la verità, causa il panico. L’altro
giorno, ha ammesso che Bush lo aveva escluso dalle importanti discussioni, a
Washignton, con Paul Bremer, il viceré statunitense in Iraq. Straw ha detto
che non "avrebbe partecipato ai colloqui, non avrebbe partecipato alla
visita di ritorno di Bremer". Nella trascrizione del Ministero degli Esteri
è stato però omesso che Straw si era lamentato che "l’Inghilterra e gli USA
sono letteralmente le potenze occupanti, e noi dobbiamo conoscere le
responsabilità che abbiamo". La mancanza di riguardo degli USA nei confronti
del suo principale vassallo non è mai stata chiarita.
Entrambi sono ormai disperati. Il panico del regime di Bush si riflette nel
suo aver adottato le tattiche di vendetta di Israele, usando aerei F-16 per
tirare bombe da 500 libbre sulle aree residenziali irachene, chiamate "zone
sospette". Stanno anche bruciando i campi coltivati: un’altra tattica
israeliana. I paralleli sono ora con la Palestina e il Vietnam; sono morti
più americani in Iraq di quanti morirono nei primi tre anni di guerra del
Vietnam.
Per Bush e Blair, nessun ricorso al "coraggio" delle "nostre meravigliose
truppe" farà la magia populista, ora. "Mio marito è morto invano", si legge
in prima pagina sull’Independent di domenica. Lianne Seymour, vedova del
membro del commando Ian Seymour, ha detto: "Hanno ingannato i ragazzi che
sono andati là. Non puoi semplicemente fare qualcosa di sbagliato e sperare
che troverai poi una buona giustificazione". La logica morale delle sue
parole é condivisa dalla maggioranza del popolo inglese, anche se non dalla
sempre più ridotta corte di Blair. Il bellicista Observer, il rivale dell’
Independent, quanto appare decrepito ora, con le sue pagine di solletichii e
strette di mano, avendo svenduto una orgogliosa tradizione liberale.
"Fuori di qui", i morti iracheni, i sofferenti, sono ancora non persone, i
loro ultimi morti non meritano nemmeno la prima pagina. Nemmeno l’inchiesta
di Amnesty per la quale i prigionieri di guerra iracheni hanno accusato le
truppe americane e britanniche di averli torturati durante la custodia,
blindandoli e calciandoli e picchiandoli con le armi, per lungo tempo. Gli
investigatori di Amnesty hanno ricavato i dati per l’inchiesta da 20 ex
prigionieri. "In un caso ci hanno parlato di shock elettrici usati contro un
uomo... se si picchia qualcuno per un intera notte e qualcun’altro sta
sanguinando e ti sono stati rotti tutti i denti, è più che picchiare", dice
un ricercatore di Amnesty, "penso che sia tortura". Gli americani detengono
più di 4000 prigionieri, un numero più alto di quello degi incarcerati in
qualunque periodo del regime di Saddam Hussein.
Con Bush a Londra, Baroness Symons, membro del ministero degli Esteri, ha
rimandato un incontro pianificato da lungo tempo con le famiglie dei
cittadini inglesi a proposito del campo di concentramento americano a
Guantanamo Bay, a Cuba.
Lei ne ha fatto un’abitudine. Le famiglie e i legali vogliono poter fare
domande circa le accuse di uso sistematico della tortura, sul deterioramento
della salute mentale dei prigionieri e sulla criminalizzazione della
comunità islamica in Inghilterra. Detenuti per due anni, senza nessun
processo, questi cittadini inglesi hanno visto negati i loro diritti per la
convenienza dei signori della guerra americani.
I problemi di Blair sono solo all’inizio. Ci sono chiari segni che la
tempesta sciita stia travolgendo il sud dell’Iraq, un’area della quale gli
inglesi sono direttamente responsabili. Un esercito sciita segreto si dice
si stia formando, chetamente e pazientemente, come fece sotto lo Scià in
Iran. Se e quando si solleveranno, saranno un’ulteriore responsabilità di
sangue inglese sulle mani del Primo Ministro.
Per l’11 novembre, il Giorno della Memoria, Hywel Williams scrisse con
commozione, sul Guardian, sugli eventi del "passato utilizzabile - qualcosa
che può essere impacchettato dalla propaganda... da coloro che hanno una
carriera da costruire e cause personali da perorare... Noi siamo ora un
paese impantanato nell’erba alta della guerra... il ricordo ci rafforza ora,
non è più una questione passeggera. E’ un continuo festival di morte nel
quale le anime degli individui sono sotto condizionamento per trovare
giustificazione a tutte le guerre anglo-americane. A questo dolore pare non
esservi fine".
Sì, ma soltanto se permettiamo che così sia.
Con tanti ringraziamenti a Jim Brann.
Tradotto da Nuovi Mondi Media
Fonte: www.newstatesman.co.uk