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Su Parigi l’ombra del forum

Publie le mercoledì 19 novembre 2003 par Open-Publishing

http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/3fb11bc3a8efa.html

da "il manifesto" del 11 Novembre 2003

Su Parigi l’ombra del forum

Domani al via la grande kermesse dei movimenti europei. 55 conferenze, centinaia di seminari e laboratori, e perfino un forum libertario contrapposto a quello ufficiale. Attesi 50 mila delegati, più altre decine di migliaia di persone alla manifestazione di sabato. Polemiche per la sponsorizzazione della multinazionale Vivendi e per la partecipazione dell’intellettuale islamico Tariq Ramadan, accusato di antisemitismo
ANGELO MASTRANDREA,

Luci e ombre per il secondo Forum sociale europeo che si apre domani a Parigi e che preannuncia numeri forse solo di poco inferiori a quelli dello scorso anno a Firenze. 55 conferenze plenarie, 260 laboratori, 270 seminari garantiranno la tenuta di uno «spazio pubblico» in cui discutere di politica e confrontarsi sulla costruzione dell’altra Europa possibile. Un’assemblea dei movimenti sociali tenterà invece di tirare le conclusioni e proporre campagne e mobilitazioni: un 15 febbraio dei diritti sociali in tutto il continente come un anno fa lo fu contro la guerra; il 20 marzo per il ritiro di tutte le truppe di occupazione dall’Iraq; gli Stati generali dell’altra Europa per elaborare un progetto alternativo di Costituzione e contrastare il varo di quella all’esame della Cig. Su quest’impalcatura è piombato il libro di uno dei promotori del social forum. Si intitola «Tout a commencé é Porto Alegre» («Tutto è cominciato a Porto Alegre») ed è il racconto dall’interno dei movimenti di Bernard Cassen, ex presidente di Attac France e direttore editoriale di Le monde diplomatique. La tesi (alcuni stralci si possono leggere sul numero in edicola di Carta) è che i forum sociali sarebbero divisi tra chi vorrebbe mantenerne e allargarne la loro funzione di «spazio pubblico», appunto, e chi invece ne vorrebbe fare dei «movimenti» sociali militanti. In primis gli italiani, contro cui si rivolge Cassen, che racconta il «dietro le quinte» del Forum dello scorso anno a Firenze. Pensatoio o movimento, dunque? Il social forum parigino, che si dividerà tra La Villette, nel centro della città, e le banlieues di Saint Denis, Bobigny e Ivry sur Seine, rischia di scontare questa divisione.

Probabilmente, di tutto ciò poco sarà a conoscenza e importerà ai cinquantamila delegati che pagheranno dai 3 ai 55 euro (a seconda delle possibilità economiche) per assistere ai lavori di un forum che oltrepasserà i confini europei, come dimostra la presenza di militanti di sessanta paesi diversi, dalla Tunisia agli Stati uniti. Men che meno alle altre decine di migliaia che arriveranno a Parigi per la manifestazione di sabato e che potranno fare la differenza sbaraccando qualsiasi polemica, come quella seguita alla decisione degli organizzatori di utilizzare, per una settantina di appuntamenti, le sale del Pathé di Ivry, di proprietà di Vivendi che, oltre a essere una multinazionale e in quanto tale invisa a una parte consistente del movimento no global, gestisce anche la privatizzazione dell’acqua in Francia e in altri paesi. Non solo, spiega Maurizio Biosa del Forum del teatro, Vivendi «si è fusa con la General electrics, che fornisce armamenti e componenti per armamenti all’esercito americano». Già nella primavera scorsa, il collettivo Bella ciao ma anche gli «intermittenti» dello spettacolo, i precari protagonisti di azioni piuttosto eclatanti nel corso delle loro proteste quest’estate, avevano esposto le loro perplessità. Ma «la risposta è stata evasiva», secondo Biosa, perché «il comitato organizzatore del Fse è composto sostanzialmente da realtà istituzionali lontane dai movimenti sociali, come Attac France, il Pcf, la Lega francese dei diritti dell’uomo e la Cgt, il maggiore sindacato del paese». Proprio oggi, i «teatranti» si riuniranno in assemblea per decidere come «rappresentare il dissenso».

Paradossalmente, proprio il rapporto con i partiti sembra essere molto più delicato che a Firenze. Una buona fetta del movimento francese infatti contesta radicalmente le posizioni in particolare del Partito socialista, che a sua volta ha invece buoni rapporti con Attac (le amministrazioni di sinistra delle quattro città coinvolte hanno finanziato l’organizzazione con 3,4 milioni di euro). Rapporti che sono già costati dure contestazioni: ad Annemasse durante il G8 un migliaio di persone aveva impedito un seminario con Susan George e il segretario del Ps Francois Hollande, mentre al raduno di quest’estate a Larzac un gazebo del Ps è stato letteralmente smontato.

Rischia di essere molto acceso anche il dibattito sul razzismo al quale parteciperà, sabato mattina, un intellettuale musulmano residente a Ginevra, Tariq Ramadan. Presente anche lo scorso anno a Firenze, l’islamista si è visto rifiutare la pubblicazione da Le monde e Liberation di un articolo in cui accusa i colleghi ebrei francesi di difendere Israele. Ramadan è stato tacciato di «ossessione antisemita» da Andrè Glucksmann e Bernard-Henry Levy, mentre i socialisti francesi hanno chiesto l’esclusione dal forum del «Le Pen musulmano», che però non è avvenuta. Una questione esplosiva, quella israelo-palestinese, in un paese che conta quattro milioni di ebrei e una comunità musulmana molto forte. Lo dimostrano i cinque seminari dedicati al tema, che potrebbero non bastare a trovare un trait d’union tra i movimenti, e l’abbandono, poi rientrato, dell’associazione Sos racisme che voleva intitolare un seminario «perché permane l’odio contro l’ebreo?».

Non ci saranno invece gli anarchici, che a loro volta organizzano un Forum sociale libertario tentando di ripetere i numeri e il successo della mobilitazione in occasione del G8, il primo giugno scorso tra Annemasse, Losanna e Ginevra. Allora almeno 5 mila militanti da tutta Europa si erano divisi tra quattro campeggi libertari, uno dei quali femminista.