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TERRORISMO E CONFLITTO SOCIALE

Publie le mercoledì 29 ottobre 2003 par Open-Publishing

TERRORISMO E CONFLITTO SOCIALE:
LO SCIACALLAGGIO DEL GOVERNO E I DELIRI DI SERGIO SEGIO

Dichiarazione di Luciano Muhlbauer (segr. naz. SinCobas)

C’è un insopportabile odore di bruciato che si sta alzando in queste ultime
settimane. Un odore che purtroppo conosciamo e che si fa vivo ogni volta che
nel nostro paese i lavoratori e i cittadini si mobilitano. È stato così
negli ultimissimi anni, alla vigilia delle grandi mobilitazioni dei
movimenti e degli scioperi. Ed è così oggi, forse peggio di prima.

Una domanda ce la siamo fatta tutti: ma perché gli arresti dei presunti o
veri "nuovi brigatisti" avvengono esattamente in tempo utile per "coprire"
mediaticamente lo sciopero generale contro l’attacco alle pensioni di
Berlusconi? Perché le tante perquisizioni in giro per l’Italia esattamente i
giorni prima? Coincidenze? Ci permettiamo di dubitarne seriamente.
Così come dubitiamo che siano coincidenze che il governo chiami
ossessivamente "legge Biagi" la socialmente devastante Legge 30 elaborata
dal ministro Maroni. Vuole significare che chiunque osi criticare quella
legge sia un amico dei terroristi? Così come sarebbero forse terroristi gli
operai della Fiom, visto che Giovanardi invoca l’intervento dei carabinieri?

Siamo di fronte ad una operazione politica, anche umanamente indecente, che
intende costruire artificialmente collegamenti tra ogni forma di opposizione
sociale e il terrorismo. Un’operazione che a quanto pare trova manovalanza
un po’ ovunque.
Oggi il quotidiano "La Repubblica" pubblica un’intervista a Sergio Segio, ex
capo di Prima Linea, il quale sostiene che "la storia si ripete" e che il
movimento e, in particolare, il sindacalismo di base sarebbero infiltrati
dalle Brigate Rosse.
Che Segio debba convivere con i suoi fantasmi pare umanamente comprensibile.
I suoi deliri sono frutto della sua storia. Ma è intollerabile che si
continui a criminalizzare il conflitto sociale.

La storia non si ripete. Lo dimostrano questi anni di movimenti,
mobilitazioni e scioperi. Un movimento, di cui il Sincobas e il sindacalismo
di base sono parte sin dagli albori, che a Genova aveva subito una
repressione brutale, allucinante e tuttora senza giustizia, ma che ha saputo
sottrarsi alla trappola della violenza, anche nei momenti più difficili.
Questo grazie ad una consapevolezza diffusa, tra i tantissimi giovani e tra
tutte le aree del movimento, che la storia non si deve ripetere, che noi
siamo un’altra storia.
Questo spiega perché la violenza è rimasta estranea alle mobilitazioni dei
movimenti e delle organizzazioni sindacali. E questo spiega perché i pochi
ed isolati apologeti della violenza armata nel nostro paese non trovano
alcuno spazio nelle nostre organizzazioni e nei movimenti. Come fanno
milioni di cittadini, anche loro partecipano a manifestazioni o assemblee o
si iscrivono ad un sindacato. Ma le loro farneticazioni rimangono solo e
soltanto loro.

Non ci sarebbe bisogno di ripeterlo ogni volta, se tutti ci attenessimo ai
fatti. Basterebbe l’esperienza concreta di questi anni. Ma siamo di fronte
ad un governo disposto a tutto pur di salvare se stesso e le sue politiche
sbagliate. Ecco perché abbiamo un problema di democrazia e perché tutte le
forze sociali e politiche democratiche dovrebbero oggi trovare il coraggio e
l’intelligenza di dire una parola chiara.

Milano, 29 ottobre 2003


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