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Trasmetto:
mi sembra una notizia di grande importanza
Viviana
Chirac: «Contro la povertà tassiamo le transazioni finanziarie»
In Brasile il presidente francese presenta domani le proposte per lo "Sviluppo del nuovo millennio"
Chirac come Tobin:
«Contro la povertà tassiamo le transazioni finanziarie»
Jacques Chirac presenterà lunedì a 55 capi di Stato e di governo, riuniti a New York su iniziativa del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva per un vertice sui temi dello sviluppo, cinque proposte per introdurre una tassa internazionale sulle transazioni finanziarie. E’ la prima volta che un governo europeo si fa porta voce dell’idea simbolo del movimento antimondialista.
Tutto comincia nel giugno 2003. Al G8 di Evian, i rappresentanti altermondialistes incontrano il Presidente Chirac e gli sottopongono una proposta: promuovere un gruppo di studio sulla fiscalità internazionale. Nel 2000 La Francia, e con lei tutti i membri dell’Onu, si è impegnata a raggiungere entro il 2015 gli "Obiettivi di sviluppo del millenio". Questi consistono essenzialmente nella riduzione della metà del numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà (un miliardo e duecento milioni nel 2000), e lo sviluppo di alcuni indicatori sociali come l’educazione, l’accesso all’acqua, o ancora il tasso di mortalità infantile. Ma le
risorse investite dagli Stati risultano già insufficienti. Per raggiungere il
risultato, serviranno secondo la Banca mondiale almeno altri 50 milioni
di dollari, e cioè il doppio di quello che si spenderebbe continuando al
ritmo attuale. Dove trovare questi soldi? Diverse anime del "movimento dei movimenti", e Attac in particolare, riflettono da molti anni su questo problema,
avvertito come una delle distorsioni più stridenti del processo di mondializzazione.
La strada proposta è la tassazione dei movimenti di fondi a livello internazionale, che oggi avvengono senza limiti né controlli, campo libero delle multinazionali. Una misura proposta per la prima volta nel 1972 dal premio nobel James Tobin, economista keynesiano da cui la "Tobin tax" prende appunto il suo nome. Un’imposta anche minima (Tobin la valuta nell’ordine dello 0,02 per cento) su queste operazioni permetterebbe di garantire un meccanismo di finanziamento stabile alle politiche di sviluppo. Il fatto inedito è di aver conquistato a questa semplice idea un Paese strategico come la Francia. E un presidente che, seppur noto per le coraggiose posizioni sullo scacchiere internazionale, è alfiere in
patria di politiche fiscali integralmente liberistiche.
Nasce nel novembre scorso su iniziativa dell’Eliseo un gruppo di lavoro composto da esperti, alti funzionari di Stato e personalità di grandi gruppi internazionali. Ma anche da rappresentanti di Ong, di alcune associazioni altermondialiste, fra cui Attac, e del mondo sindacale. A dirigere i lavori, Jean-Pierre Landau, ispettore generale delle finanze. Il documento finale, presentato mercoledì scorso con il titolo "I nuovi contributi finanziari internazionali", fornirà la base delle argomentazioni che Chirac proporrà lunedì ai suoi 55 omologhi riuniti a New York.
Il rapporto individua cinque "piste": tassa sul trasporto aereo e marittimo,
sulle transazioni finanziarie, sui profitti delle multinazionali, sulla vendita di armi. A queste, si aggiungono dei meccanismi di contributi volontari che sarebbe possibile effettuare compiendo alcune azioni quotidiane (pagamento di fatture, acquisti con carta di credito) o compilando la dichiarazione dei redditi. Novità importante di questo documento, tutti i membri del gruppo di studio sono d’accordo nell’affermare che le imposte previste "sono tutte tecnicamente realizzabili". Come
concordano nel dire che "nessuna può essere introdotta senza un’approfondita
cooperazione internazionale". Di fatto, riconosce il testo finale, l’idea stessa di una fiscalità internazionale è "molto controversa". Gli Stati Uniti hanno ribadito in
svariate sedi la loro totale chiusura a ogni ipotesi di questo genere. Ma anche in Europa non mancano i feroci avversari: Finlandia, Danimarca e Polonia in prima linea. «Per questa ragione abbiamo individuato diverse strade, aperto diverse porte», ha spiegato Landau. «Le cose evolvono velocemente», continua. «La Banca mondiale ha appena lanciato a sua volta uno studio, e tre paesi, Brasile, Cile e Spagna si sono uniti a noi in un gruppo di lavoro».
Quattro anni fa, Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, ha tentato invano di porre all’ordine del giorno l’idea di una tassa per finanziare gli "obiettivi del millennio". «Ogni volta che Annan accenna qualcosa sull’argomento, si fa mettere all’angolo dall’amministrazione americana, ed è costretto ad adottare il basso profilo», si riassume negli ambienti della diplomazia francese. A New York, per parlare di fiscalità internazionale, Chirac oserà questa volta l’alto profilo.
Clelia Cirvilleri