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By: bios - Inviata il 21/9/2004 - Ore: 16:46
La gente di Falluja: "Liberate le due Simona"
Iraq - I notabili della città ribelle sunnita si incontreranno tra poche ore per chiedere la liberazione delle volontarie italiane. Ma proprio dall’Italia non sembrano più partire iniziative valide per sbloccare la situazione. A Baghdad al Sadr difende l’ospedale della Croce rossa.
Roma, 21 settembre 2004 - Anche Falluja si muove per far liberare Simona Pari e Simona Torretta. Capi tribù, sceicchi e rappresentanti della popolazione locale si riuniranno oggi nella città ribelle, all’interno del cosiddetto ’’triangolo sunnita’’, e chiederanno il rilascio delle due pacifiste italiane. Dall’Iraq si tende dunque una mano alle volontarie di un "Un ponte per", mentre pare che proprio dall’Italia nessuno si stia impegnando a fondo per cavare il cosiddetto ragno dal buco. Tutto è nelle mani dei Sismi e della Farnesina. Con Frattini che ha fatto l’incauta mossa di atterrare in missione nel Kuwait, forse lo stato più detestato dagli arabi, Emirati compresi. Ai tempi del rapimento dei quattro paramilitari Agliana, Cupertino, Stefio e il povero Quattrocchi, sul campo si muoveva il commissario straordinario della Croce Rossa Maurizio Scelli che setacciava Falluja a caccia di un canale di contatto qualsiasi. Adesso il lavoro di intelligence è praticamente fermo e confinato nella lontana Baghdad tra mille ostacoli e imprevisti. Anche la copertura mediatica è ormai ridotta all’osso, con pochissimi inviati italiani e il Corriere della Sera scoperto da quando Lorenzo Cremonesi (che è stato pure l’ultimo italiano ad aver visto Simona Pari) si è imbarcato controvoglia ed è atterrato ad Amman, in Giordania.
’’Noi abbiamo conosciuto le due Simone - spiega Qasim Abdul Sattar, direttore del Centro per la democrazia e i diritti umani, a proposito dell’assemblea prevista per oggi a Falluja - avevamo elaborato progetti comuni ed è stato il nostro Centro a farsi promotore di questa riunione, fissata per le ore 17:00 (ora locale, le 19:00 in Italia)".
"Il nostro scopo - prosegue Sattar - è quello di spiegare a tutte le parti che sono attive a Falluja chi sono davvero Simona Pari e Simona Torretta, e tutto quello che hanno fatto per aiutare la popolazione di questa città. Noi diremo semplicemente la verità, e cioè che loro hanno aiutato la gente di Falluja e tutti gli iracheni con onestà, sincerità e trasparenza". Sattar assicura che ’’se le due ragazze italiane dovessero trovarsi imprigionate a Falluja o nei suoi dintorni, noi faremo l’impossibile per farle tornare libere".
Da Falluja a Baghdad. Miliziani di Al Sadr stanno proteggendo l’ospedale Medical city della Capitale, gestito dalla Croce rossa italiana. Lo ha reso noto proprio il commissario straordinario dell’organizzazione, Maurizio Scelli, al termine di una cerimonia in cui l’organizzazione ha consegnato onorificenze a militari che hanno collaborato nelle missioni nei Balcani e a Baghdad. Scelli ha confermato che la missione della Cri continuerà in Iraq. ’’I ragazzi, sentiti telefonicamente uno per uno, vogliono restare - ha detto - sono motivati. Abbiamo verificato le condizioni di sicurezza, crediamo siano sufficienti. E’ importante - ha aggiunto Scelli - il gradimento alla missione fra la popolazione e l’assicurazione di attenzione nei nostri riguardi da parte degli Ulema e degli sciiti. Al Sadr, ad esempio, ha mandato miliziani a proteggere l’ospedale ed io - ha sottolineato ancora il commissario straordinario - ho dato disposizioni perché nessuno svolga attività esterna’’
Il Medical city è protetto dalla polizia irachena. Il supporto della protezione dei miliziani di Al Sadr - precisa la Cri - non è di tipo armato ma riguarda attività di intelligence. ’’Per noi - ha aggiunto Scelli - è importante che sia nelle moschee sia nelle comunità ci sia l’appoggio della gente comune alla missione. E anche stamattina c’erano di fronte all’ospedale 200 persone in fila per essere curate". Insieme ai 24 volontari italiani, al Medical City lavorano anche 80 iracheni: ’’non uno di loro - ha sottolineato ancora il commissario - ha detto, non vengo più ho paura delle minacce. E non è certo per soldi. Sono persone, che la sera tornano che hanno deciso di vivere blindati con noi’’. Sulla vicenda delle volontarie italiane rapite ’’la Croce Rossa Italiana ha" invece "un ruolo da panchina e tale resta", dice Scelli sottolineando ancora una volta che eventuali informazioni che arrivano all’ospedale di Baghdad sulla vicenda vengono girate alle istituzioni e all’ambasciata.