Home > Un brindisi allo sciopero dell’ATM di Milano
Che cos’è un blocco del traffico
di fronte all’orrore
dell’ordinario traffico metropolitano?
Il 1 dicembre gli autisti dell’ATM di Milano hanno realizzato l’unica possibile critica pratica
rispetto ad una legislazione sul diritto di sciopero che consegna i lavoratori stessi al pieno
dispiegarsi del dispotismo aziendale.
Trasformando lo sciopero rituale di CGIL-CISL-UIL, limitato ad una precisa fascia oraria, in uno
sciopero dell’intera giornata e senza preavviso hanno dimostrato la vulnerabilità della struttura
produttiva e sociale metropolitana. Secondo la Camera di Commercio di Milano lo sciopero ha
impedito a 150.000 persone di recarsi al lavoro ed ha comportato un danno per le imprese per 140 milioni
di euro.
In sintesi, lo sciopero del 1 dicembre ha realizzato quello che è l’obiettivo fisiologico degli
scioperi: fare male all’avversario e cioè al Comune di Milano guidato dall’ineffabile Gabriele
Albertini e all’assieme del padronato.
È, d’altro canto, perfettamente chiaro che la normativa antisciopero ha un unico obiettivo e cioè
quello di impedire ai lavoratori che la subiscono (trasporti, scuola, sanità ecc.) la possibilità
di contrastare efficacemente il taglio delle retribuzioni e dell’organico e l’esternalizzazione di
quote crescenti di lavoratori.
I "difensori" degli interessi generali della cittadinanza, politici, burocrati sindacali,
imprenditori inorridiscono di fronte alla mala creanza degli scioperanti.
I massimi dirigenti di CGIL, CISL e UIL si sono affrettati a condannare lo sciopero. Guglielmo
Epifani, Cgil, ha, finalmente dopo due millenni, battuto Ponzio Pilato affermando:
"Non condividiamo e condanniamo, la categoria è esasperata da due anni di ritardo ma quando si
sciopera bisogna rispettare le regole. Il sindacato è a fianco di questi lavoratori e capisce anche
l’esasperazione.
Bisogna però essere molto netti e chiari quando si violano le regole è sbagliato,
è inammissibile perché così si prendono in ostaggio altri lavoratori" da "Il Manifesto" del 2
dicembre 2003
In cosa consiste "l’essere a fianco dei lavoratori" non ci è chiaro, quello che è evidente è il
fatto che centinaia di ore di sciopero fatte secondo le "regole" nel 2002 e nel 2003 non hanno
spostato nulla e si sono risolte in una perdita secca per i lavoratori. D’altro canto, non ci risulta
che le "regole" in questione siano state consegnate direttamente dal buon dio a Mosé sul Monte
Sinai ed, anzi, è noto che sono state concordate dal governo e dagli stessi sindacati che ne
invocano il rispetto.
Oggi Epifani e i suoi sodali scoprono che i lavoratori sono esasperati, se fossero in buona fede,
e sappiamo che la buona fede si compra al mercato a un tanto al chilo, dovrebbero chiedersi le
ragioni di questa esasperazione.
Il comune di Milano, il padronato e la destra chiedono sanzioni severe contro gli scioperanti,
oltre che di multe si parla di denunce per "violenza privata" , la Commissione di garanzia per
l’esercizio del diritto di sciopero propone un accrescimento dei propri poteri e al loro soccorso corre
la sinistra "riformista" con in testa il buon Pietro Ichino, campione del giuslavorismo, che preme
su CGIL-CISL-UIL perché non dimostrino alcuna cedevolezza.
Quando si leggono su "Il Corriere della Sera" del 2 dicembre titoli come "L’urlo della città:
licenziateli" e, sulla prima pagina de "La Stampa" dello stesso giorno il fascista putrescente
Forattini presenta gli scioperanti come stupratori, è perfettamente chiaro quale sia la posta in
gioco: la libertà sindacale e la stessa possibilità di condurre lotte efficaci.
Noi, per parte nostra, non possiamo che ricordare che l’azione diretta fuori dai vincoli statuali
si dimostra, ancora una volta, l’unico strumento reale di azione dei lavoratori.
Certamente, quando scioperano i servizi essenziali, vi sono problemi veri di rapporto fra
scioperanti e resto dei lavoratori, certamente è necessario un sindacalismo indipendente che sappia
collocare le lotte aziendali e categoriali in una prospettiva più ampia ed è necessario ragionare
seriamente sulle forme di mobilitazione e di coinvolgimento degli utenti.
Le lotte radicali di settori di lavoratori scontano oggi la burocratizzazione delle relazioni
sociali, la mancanza di un movimento di classe indipendente capace di produrre pratiche di solidarietà
ma questo è un problema nostro e non delegheremo certo ai governi e ai burocrati sindacali il
compito di stabilire quali siano le corrette relazioni fra i diversi segmenti dei lavoratori.
Va, anzi, anche detto, senza alcuna ambiguità, che è proprio la normativa antisciopero il primo
ostacolo da abbattere se si vuole andare in questa direzione. Se, infatti, i lavoratori, per
scioperare devono farlo "a sorpresa" pena la vanificazione dello sciopero stesso, è chiaro che i disagi
per i cittadini non possono che crescere.
Paradossalmente, sono proprio i nemici della libertà di sciopero a rendere gli scioperi selvaggi
tanto devastanti.
Nei prossimi giorni sarà necessario garantire agli scioperanti la massima solidarietà possibile a
fronte delle ritorsioni padronali e governative.
Sarà necessaria una campagna di informazione nei posti di lavoro e sul territorio e la messa in
atto di strumenti per sostenere i lavoratori dell’ATM milanese sul piano legale. Soprattutto,
dobbiamo lavorare perché lotte indipendenti e radicali si sviluppino ovunque. In fondo, la miglior
tutela per chi conduce lotte illegali è l’estensione dell’illegalità al punto che non sia possibile
sanzionarla.
Cosimo Scarinzi