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MAI PIU’ GUERRA
VIA LE TRUPPE DALL’IRAQ
UN FUTURO PER IL POPOLO IRACHENO
22 novembre giornata di mobilitazione per il ritiro delle truppe
dall’Iraq Riempiamo i balconi di bandiere arcobaleno
Le 26 vittime, italiane ed irachene, dell’attacco al comando dei
Carabinieri
a Nassiria ci ricordano che la guerra in Iraq non è finita e che anche
l’ Italia è in guerra.. A loro, come a tutte le vittime di una guerra
che non si doveva fare, va innanzi tutto il nostro pensiero. Alle loro
famiglie,
ai
loro figli, ai loro cari, va il nostro cordoglio.
Per noi i morti sono tutti uguali: evitabili.
Anche questi si potevano evitare.
Ci avevano detto che la guerra era finita. Che gli iracheni avevano
accolto
l’esercito Usa come liberatore. Ci avevano detto che una nuova era di
pace
e
democrazia si era aperta per l’Iraq.
Non era vero.
Ci avevano detto che si doveva disarmare l’Iraq dalle armi di
distruzione
di
massa. Ci avevano detto che la guerra avrebbe contribuito alla lotta
al terrorismo.
Non era vero.
Con l’invio dei militari in Iraq in appoggio ad una guerra condannata
dalla
maggioranza del popolo italiano ed in violazione dell’articolo 11
della Costituzione, il Governo si è assunto la responsabilità di
partecipare, sotto comando americano, all’occupazione di un paese
esponendo migliaia
di
giovani militari e civili al rischio della guerra per potersi sedere
al tavolo dei vincitori.
Oggi lo stesso Governo ribadisce con forza la volontà di proseguire la
missione.
Noi non siamo d’accordo.
Non è vero che ritirando i militari si rinuncia a sostenere la
popolazione irachena. E’ vero il contrario. Molto di più si potrebbe
fare se i 40 milioni di euro che si spendono ogni mese per mantenere
il contingente militare fossero usati per ricostruire scuole,
ospedali, centrali idriche.
Non è vero che è necessaria una presenza militare per fare questo: lo
dimostrano le Ong italiane che con decine di operatori operano da mesi
con interventi umanitari in tutto il paese. Sono questi gli interventi
umanitari
che bisogna sviluppare.
Non è vero che se le truppe si ritirano in Iraq ci sarà il caos e ci
sarà
il
vuoto . Il caos è alimentato proprio dalla presenza degli occupanti
che impediscono alla società civile e alle forze politiche irachene di
assumersi
la responsabilità del futuro del paese.
Solo la fine della occupazione militare può mettere fine alla guerra.
Per questo chiediamo il ritiro immediato di tutte le truppe straniere
dall’
Iraq a cominciare da quelle italiane e l’avvio di un processo
costituente gestito dalle forze irachene e garantito dall’Onu.
Riteniamo che le forme
e
le condizioni in cui avverrà debbano essere decise dagli iracheni.
Solo un processo costituente che veda la partecipazione di tutte le
componenti politiche, culturali, religiose ed etniche irachene può
portare ad un futuro di democrazia.
Siamo a Parigi con i movimenti sociali di tutto il mondo per un
importante
appuntamento europeo.
Siamo gli stessi che il 15 febbraio hanno manifestato a decine di
milioni
in
tutte le parti del mondo per fermare l’imminente attacco in Iraq.
Non siamo tornati a casa dopo il 15 febbraio, non ci siamo arresi alla
guerra, né quando è cominciata, il 20 marzo, né quando Bush l’ha
dichiarata
conclusa.
A maggior ragione oggi siamo qui per dire che non ci arrendiamo alla
spirale
di odio e di violenza che ha coinvolto anche il contingente italiano.
La guerra rimane un orrore inaccettabile
Alle vittime civili e militari, a tutte le vittime di questa guerra ,
va tutta la nostra solidarietà.
Per fermare tutto questo, perché non ci siano più vittime pensiamo che
il popolo della pace debba far sentire forte la propria voce.
Per questo sabato 22 novembre manifesteremo in tutte le piazze
d’Italia contro la guerra e l’occupazione e per l’immediato ritiro
delle truppe italiane dall’Iraq.
Per questo chiediamo agli italiani di ribadire la volontà di pace
riempiendo
ancora i balconi e le finestre con le bandiere arcobaleno.
Per questo aderiamo sin d’ora alla giornata mondiale di mobilitazione
del
20
marzo promossa dai movimenti pacifisti statunitensi con adesione di
migliaia
di movimenti in tutto il mondo, per un’altra giornata globale contro
le guerre.
Per questo proseguiremo la mobilitazione nella società e verso le
istituzioni nei prossimi mesi.
Mai più guerra
Per un altro mondo possibile.
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Gruppo di continuità del Forum Sociale Europeo
Alternative; Altraagricoltura; ARCI; Attac; Bastaguerra; Carta;
Federazione
Cobas; Convenzione permanente delle donne contro la guerra; Cub; Fiom;
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Ambientalista; Forum per la democrazia europea; Giovani Comunisti;
ICS; Lavoro Società - Cambiare Rotta (Cgil); Legambiente; Libera;
Liberazione; Lila - Cedius; Lunaria; Marcia mondiale delle donne;
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alternative; Rete Lilliput; Sdebitarsi; S.in Cobas; Socialismo 2000;
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FSE; Terre des Hommes; Uds - Udu; Un ponte per.; Pdci; Federazione
Verdi