Home > Washington alla guerra dell’acqua

Washington alla guerra dell’acqua

Publie le giovedì 6 novembre 2003 par Open-Publishing

Il Guaranì, la maggiore riserva d’acqua dolce del mondo, nel mirino del Pentagono. Il Paraguay, in asse con Argentina e Brasile, rifiuta i militari Usa
Il sistema acquifero del Guaranì, sterminato oceano sotterraneo tra il nord est brasiliano e la pampa argentina. Lì il Pentagono vuole realizzare la sede stabile delle esercitazioni di contingenti presi in prestito dalle forze armate latinoamericane. Ovviamente sotto il suo comando. Un gigantesco esercito a guida statunitense piazzato sopra la riserva d’acqua dolce più grande del mondo.

Il Brasile storce il naso, l’Argentina non gradisce. Dribblando il no grazie delle due potenze continentali, che dall’insediamento di Lula e Kirchner alle rispettive presidenze non perdono occasione per proclamare l’integrazione latinoamericana obiettivo politico comune, Washington mette alle strette il Paraguay che sull’oceano potabile galleggia.

La richiesta è insieme un rilancio e un ricatto. L’amministrazione Bush esige da Nicanor Duarte - presidente da due mesi e mezzo proveniente dal Partido colorado che come discorso di debutto ha scelto un attacco diretto al «modello neoliberista che ha affamato il continente» - la firma di un accordo che garantisca l’immunità penale ai militari e ai funzionari statunitensi occupati in qualsiasi missione, comprese le operazioni coperte, in territorio paraguaiano. L’obiettivo è ottenere indirettamente l’appoggio del Paese più debole del Mercosur per militarizzare la delicatissima regione e rompere l’asse Brasile-Argentina. Il metodo per conseguirlo è quello già tentato con 35 paesi negli ultimi sei mesi: o accordate l’immunità penale ai nostri militari sul vostro territorio o non riceverete più finanziamenti statunitensi.

Sorpresa. Nicanor Duarte risponde picche. E lo fa in un comunicato che liquida le pesanti pressioni statunitensi come «una richiesta già ampiamente soddisfatta dagli accordi esistenti». Il riferimento è al trattato bilaterale per l’estradizione. La traduzione dal linguaggio diplomatico è un no secco a Washington.

Svolta non da poco per il Paraguay in cui la Cia, durante la dittatura di Alfredo Stroessner, poté permettersi di impiantare il suo quartier generale in Latino America. (Le dirette implicazioni di ufficiali della Fbi negli anni bui della storia paraguaiana sono raccontate dai documenti saltati fuori nel dicembre del 1992 con il ritrovamento degli archivi del terrore).

Non è la prima volta che il Pentagono tenta di coinvolgere gli eserciti della regione nella costituzione di una mai meglio definita "forza multilaterale". Il 25 marzo scorso, durante la riunione di militari dei paesi del Cono sud convocata dagli Stati Uniti a Miami, si è tentata la formalizzazione dell’esistenza di questa forza presentandola come contingente d’appoggio al plan Colombia.

La stampa paraguayana sembra apprezzare la scelta di campo del governo Duerte. Il quotidiano Abc la definisce «un passo importante nell’integrazione regionale del Mercosur» che ha già dichiarato il sistema acquifero del Guaranì una sua riserva strategica. Quell’enorme oceano potabile si estende per un milione e 200mila chilometri. Se a ciò si aggiunge la riserva d’acqua dei ghiacciai dell’estremo sud argentino e si considera che meno del 3% delle riserve idriche del pianeta sono costituite d’acqua dolce, non stupisce che agli strateghi della svendita delle risorse naturali latinoamericane l’affare Guaranì possa sembrare un business lucroso tanto quanto quello del petrolio. La prima tappa formale della politica comune sulla difesa dell’acqua concordata da Brasile e Argentina è stata la dichiarazione congiunta sulla difesa delle risorse idriche firmata da Lula e Kirchner due settimane fa nella provincia argentina di Santa Cruz. Lì si è decisa anche la costituzione di una rete parlamentare dell’America Latina per la sovranità sull’acqua. Si riunirà dal 12 al 15 novembre prossimo a San Paolo.