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Francia : contro l’esclusione, la solidarietà

Publie le mercoledì 22 dicembre 2004 par Open-Publishing

Dazibao Europa Povertà


di Françoise Escarpit

Le cifre sono ufficiali e terribili. E’ il Consiglio dell’occupazione e della
coesione sociale (CERC) che le ha rivelate in un rapporto pubblicato all’inizio
del 2004 dopo tre anni di inchiesta (benché incompleta, la prima del genere in
Francia). Un milione di persone di meno di diciotto anni, poco meno del 10% dei
giovani, vivono in famiglie il cui livello di vita é inferiore alla soglia di
povertà definita dall’INSEE (50% del reddito medio, cioé circa 600 euro per una
coppia con un bambino). Ma, se si applica il sistema di calcolo europeo, il numero
dei bambini poveri raddoppia e raggiunge i due milioni. Se, inoltre, si tenta
di misurare la povertà con criteri diversi da quelli puramente economici, i numeri
esplodono. In Francia e nel XXI secolo! E dire che si tratta di un numero-base,
poiché molti figli di persone senza dimora o privi di genitori sfuggono al censimento,
come i figli dei sans-papiers. E neppure i bambini poveri dei territori d’oltremare
figurano nell’inchiesta.

Ostaggi della società

Nella pattuglia di testa dei bambini poveri, si trovano quelli che vivono in famiglie con quattro o più figli (17,3%). Sono seguiti da quelli di famiglie monoparentali (14,6%). In un quarto dei casi, il capofamiglia é un cittadino straniero (aldifuori dell’Unione europea). Si tratta di famiglie prive di risorse, spesso indebitate, che percepiscono talvolta un Reddito Minimo d’Inserimento o il sussidio come genitore solo, di lavoratori in nero quando non sono disoccupati, con o senza indennità. Coppie alloggiate con i figli in camere sovraffollate, in case occupate o in centri provvisori, nell’attesa disperata di una casa popolare. Uomini e donne che vestono i bambini al Soccorso popolare, Emmaus o altre associazioni umanitarie. Madri sole che si isolano e si chiudono nel loro avvilimento. Genitori che si sentono colpevoli, in una società dei consumi indecente, di non poter comprare un giocattolo per Natale o per un compleanno, né offrire un giorno di vacanza nel mese di agosto e neppure una cartella nuova quando comincia la scuola.

Quanto ai bambini, sono ai margini di tutto. La loro sorte é la promiscuità, la malnutrizione, l’obesità, la cattiva salute della bocca, il rischio di esposizione al piombo e ad altre sostanze inquinanti, l’insicurezza, le difficoltà scolastiche, l’uscita precoce dal sistema educativo... Qui non si tratta di scrivere le Due Orfanelle e di far piangere nelle capanne ma di dire che oggi, in Francia, sono troppi e sono sempre di più i bambini che semplicemente non esistono. Ostaggi delle politiche liberiste, sono vittime di un vero e proprio maltrattamento sociale; nessun servizio pubblico della prima infanzia in grado di aiutare una madre alla quale si offre un lavoro e che dovrà rifiutarlo, nessuna considerazione dell’età del figlio adolescente nel calcolo del Reddito Minimo d’Inserimento, niente casa decente, niente mensa gratuita, nessun dispositivo per lottare contro l’insuccesso a scuola...

Babbi Natale verdi

E’ per dare visibilità a tutti questi bambini poveri, messi ai margini, esclusi, per ridare loro speranza nell’avvenire, perché siano, per un momento, bambini come tutti gli altri godendosi pienamente le feste di fine d’anno che il Soccorso popolare francese (SPF) organizza, ormai da quasi trent’anni, l’operazione Babbi Natale verdi: borse da viaggio, buoni acquisto per procurarsi quei simboli della festa che sono i dolci e il foie gras, cestini pasto che tengono conto delle abitudini culturali delle famiglie, decorazioni, giocattoli (nuovi), dischi e libri...

In tutta la Francia e aldilà delle frontiere, i volontari del SPF organizzano veglioni, alberi di Natale, spettacoli... 2 000 giovani dell’Ile de France visiteranno Parigi e, dal 12 dicembre fino a domenica, allo Stadio di Francia di Saint Denis, dei bambini e le loro famiglie fanno i primi passi nei giochi con la neve.

Una campagna nazionale destinata anche ad aiutare i genitori, specialmente le donne, e le persone anziane ad uscire da un isolamento che somiglia ad una morte lenta. Una vera lotta frontale contro l’esclusione, la povertà, la precarietà, perché la risocializzazione dei genitori di realizza spesso mediante il reinserimento in attività del tempo libero. Una lotta per la vita e la dignità che ha urgente bisogno di doni e di volontari.

Tradotto dal francese da Karl&Rosa di Bellaciao

http://www.humanite.presse.fr/journal/2004-12-18/2004-12-18-453209