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Francia, tre milioni in piazza

Publie le mercoledì 29 marzo 2006 par Open-Publishing

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Manifestazioni imponenti in 135 città. Casseurs in azione a Parigi, la polizia ne arresta 387

Cpe, ovvero Chomage Precarite et Exploitation: disoccupazione, precarietà e sfruttamento. O ancora: Change Pigeon a Exploiter: cambia pollo da sfruttare. In Francia tre milioni di persone ieri sono scese in piazza per dire "no" al contratto di primo impiego (Cpe).

La mobilitazione massiccia - che ha segnato il quinto giorno complessivo di proteste - ha messo in ginocchio il Paese, in particolare ha paralizzato Parigi dove nel pomeriggio si è svolta la manifestazione più imponente. I cortei hanno riservato anche numerosi atti di violenza, scatenati da estremisti che si sono infiltrati in tutti i cortei. Alla fine della giornata, sono stati in totale 387 i casseurs fermati dalle forze dell’ordine, 200 di questi solo nella capitale.

La protesta dunque non si placa. Nonostante ciò il primo ministro Dominique de Villepin è stato chiaro: il tanto contestato provvedimento non sarà ritirato. Il premier ha dunque confermato di essere «aperto» alle modifiche purché queste non siano di «ordine legislativo». E lo scontento continua a salire.

Già in mattinata in altre città francesi la contestazione ha assunto dimensioni mai raggiunte finora: 200-250mila persone in piazza a Marsiglia, oltre 40mila a Nantes, decine di migliaia a Tour, Rouen e le Mans.

Nella capitale circa 4mila poliziotti in stato di massima allerta dovevano prevenire e contrastare la violenza. Ma ancora una volta la protesta è sfociata in disordini: un centinaio di casseurs ha cercato di entrare in un supermercato vicino Place d’Italie e ha spaccato le vetrate di un bar. Tafferugli, grida, provocazioni: al termine delle mobilitazioni quasi 400 persone sono state accusate di atti di violenza a margine dei cortei anti-Cpe.

La partecipazione è stata definita «storica» dal leader della Cgt, il primo sindacato del Paese: «È impensabile che il nostro primo ministro resti arroccato sulla propria posizione - ha sottolineato Bernard Thibault -. Per noi non c’è che una via d’uscita, il ritiro di questa riforma».

Ma non c’è solo il non trascurabile fronte sindacati-studenti, con cui De Villepin si trova a dover fare i conti. Sono sempre più marcati infatti i dissensi all’interno dell’esecutivo e, anche nella giornata in cui la protesta è stata più intensa, il ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy ha continuato a sostenere che l’applicazione del Cpe andrebbe «sospesa» in attesa di trovare una «soluzione di compromesso».

Quanto alle conseguenze immediate dello sciopero, gli effetti si sono fatti sentire soprattutto nel settore dei trasporti: aerei, treni, metropolitana. Fin dal primo mattino, ad essere penalizzati sono stati gli utenti, con il sistema dei trasporti pubblici letteralmente in tilt: i soli collegamenti ferroviari a non risentirne sono stati quelli internazionali da Parigi, come l’Eurostar per Londra o il Thalys verso Bruxelles e Amsterdam. Nella capitale la metropolitana è piombata quasi subito nel caos, così come i servizi di autobus diretti dalla periferia in centro. Situazione analoga, per fare solo alcuni esempi, a Bordeaux, Lilla, Marsiglia, Strasburgo.

Nella scuola circa metà degli insegnanti e del personale di altro tipo si è astenuta dal lavoro. Alta la partecipazione anche negli uffici postali e in genere in quelli statali. Insomma, lo sciopero generale è stato un successo superiore alle previsioni.

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