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Jovanotti : "Io, Bono e Geldof al G8 di Genova quando incontrammo Prodi..."

Publie le martedì 5 luglio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Musica-Opera G8

Jovanotti rivela il perchè della sua mancata partecipazione di allora

"Una scena pazzesca, i black block devastavano tutto e la polizia guardava"

"Dovevamo suonare su un Tir durante il corteo ma cambiammo idea"

di GIOVANNI GAGLIARDI

ROMA - Essere ricevuti alle 4 del mattino dal presidente della commissione europea Romano Prodi non è cosa da tutti, ma se vi chiamate Jovanotti, Bono e Geldof e siete nella zona rossa del G8 di Genova, allora tutto può accadere.

Lorenzo Cherubini è in canottiera e tatuaggi, ha appena partecipato con il sindaco Veltroni alla presentazione del Live 8 romano. Si aggira dinoccolato tra le sale dei Musei capitolini e si ferma davanti ad un enorme affresco con una scena di battaglia osservandola piega la testa da un lato: "Rappresenta lo scontro tra Orazi e Curiazi", interviene pronta la direttrice del Museo. Davanti ad una scena così cruenta la domanda alla vigilia del G8 è quasi spontanea: "Quattro anni fa, quando gli 8 Grandi si riunirono a Genova, lei era molto impegnato sul tema della cancellazione del debito. Eppure non venne".

"Come no - dice con un sorriso seminascosto dal barbone - avevamo preparato tutto per suonare, c’era un tir pronto su cui dovevamo esibirci. Entrammo a Genova al mattino, su un furgone, e ci siamo trovati davanti ad una scena pazzesca: un centinaio di black block stavano devastando tutto quello che incontravano e i poliziotti li guardavano senza fare nulla - sorride e fa il gesto delle braccia conserte - Capimmo subito che qualcosa non andava". Era il 20 luglio, poche ore dopo, in piazza Alimonda, sarebbe morto Carlo Giuliani.

Lorenzo e i suoi musicisti, a Genova "alloggiavano" in una scuola di Boccadasse, messa a disposizione dei manifestanti dal comune. E’ lì che dovrebbero fare le prove e allestire il Tir che il giorno dopo avrebbe dovuto accompagnare il grande corteo finale. "Sono stato io a dire ’Non facciamolo!’ - dice Luca De Fraia. all’epoca coordinatore di "Sdebitarsi" - di fronte alla divisione della città in zone capii che era una trappola e decisi che non avremmo partecipato". Intanto la delegazione formata da Jovanotti, Bono Vox e Bob Geldof, stava incontrando tutti i leader mondiali per chiedere la cancellazione del debito dei paesi poveri: "Incontrammo tutti - ricorda De Fraia - tranne Berlusconi, lui fu irraggiungibile".

Terminati gli incontri, una rapida cena poi Bono e Geldof tornarono in albergo, Jovanotti alla sua scuola. Ma la serata non era ancora finita: a tarda notte arriva l’invito del presidente della commissione europea Romano Prodi: "Erano le 4, ci mandarono a prendere ed entrammo nel porto, all’interno della zona rossa - ricorda ancora Jovanotti - Ci aspettavano su una nave, era come passare da una zona di guerra ad un salotto". Sorride, dalle sale del Museo ora è passato sotto il sole di Roma e tiene in mano il lunghissimo striscione bianco, il "White band" che chiede "Stop alla povertà".

"Bono su quella nave era molto a suo agio - racconta ancora Lorenzo - lui è abituato e il suo lavoro è quello che dà i risultati: con i sassi non ottieni nulla, è la diplomazia e il compromesso che danno risultati", quasi uno degli slogan delle sue canzoni. Poi una confidenza: "Al termine del colloquio Geldof mi chiese: ’Secondo te Prodi ha potere?’, gli risposi: ’Per me no!’.

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