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Tav, Agnoletto: «I fondi Ue non ci sono»

Publie le mercoledì 22 febbraio 2006 par Open-Publishing

Vittorio Agnoletto

L’eurodeputato Rc porta documenti ufficiali per dimostrare quello che ha sempre sostenuto

di Claudio Jampaglia Milano Nostro corrispondente

Prima di dirlo ai giornali, ha voluto raccontarlo ai no-tav in occasione del loro Forum dello scorso fine settimana: i famosi finanziamenti dell’Unione europea non ci sono e l’accusa più risuonata nella valle contro di loro - ci fate perdere il treno europeo - è caduta. Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione, porta carte e numeri ufficiali per dimostrare quello che ha sempre sostenuto, con una sorpresa: anche il governo lo sapeva da dicembre, ma ha taciuto.

Come hai fatto a scoprirlo?

Lavoro sull’alta velocità in Val Susa da prima della campagna elettorale del 2004, ma quando è esploso il conflitto con la comunità a fine novembre scorso, ho provato a capire perché da una parte c’era la regione con Mercedes Bresso e il governo che insistevano sulla dimensione e il finanziamento europeo dell’opera, mentre a noi europarlamentari risultava solo l’esistenza di una lista di 30 progetti prioritari a cui destinare risorse nell’ambito del piano 2007-2013. Si trattava di capire dove stava la verità ovvero se esistevano altri documenti. Così ci siamo messi a chiedere e scartabellare, fino alla lettera di Costa del 15 febbraio che conferma i dati raccolti fino a quel momento informalmente: i soldi non ci sono.

Eppure la data del taglio più cospicuo delle risorse è del 15 dicembre, ovvero una settimana dopo gli scontri in Val Susa?

In origine i fondi ammontavano a 20 miliardi di euro, il consiglio europeo del giugno 2005 li riduce a dodici e quello del 15 dicembre li riduce a sei. Il governo lo sapeva perché l’ha votato nel Consiglio europeo del 15 dicembre e anche il centrosinistra che spingeva sull’opera lo sapeva. Difficile immaginare che il presidente della commissione trasporti non abbia informato del taglio dei fondi i diretti interessati, Regione Piemonte in primis. Come mai se questi dati erano a loro conoscenza da dicembre sono stati tutti zitti, mentre la valle intera protestava? Perché si è taciuto? Ne chiediamo conto a tutte le istituzioni.

Cosa propone allora il Presidente della Commissione trasporti Costa?

Tenta un’operazione incredibile: propone di finanziare solo cinque progetti su 30, scartandone dodici perché non ancora iniziati o in fase ultimativa e tra quelli rimasti sceglie quelli transfrontalieri con grandi barriere naturali ovvero gli assi ferroviari Berlino-Palermo, Lione-Lubiana, Parigi-Bratislava, Genova-Rotterdam e l’alta velocità del Sud-ovest europeo. Tre su sei riguardano l’Italia tra cui la Torino-Lione e il terzo valico Genova-Milano. Da notare che delle 30 opere prioritarie la Torino-Lione, è tra le più indietro con il 5% degli investimenti già avviati, per lo più in studi. Quindi, c’è già una contraddizione palese con i criteri che salta agli occhi di chiunque. Ma anche ammesso che l’Europa accetti una scelta così, i soldi non bastano nemmeno per questi sei progetti. Togliendo anche il finanziamento previsto alle cosiddette tratte nazionali, solo per il tunnel della Torino-Lione ci vogliono due miliardi.

E allora dove li prendono i soldi?

Per riuscire ad arrivare all’annunciato 30% del finanziamento delle sei opere super prioritarie, la Commissione propone di mobilitare prestiti ad hoc della Banca europea di investimento e si inventa una serie di improbabile recuperi di fondi da altre voci già sacrificate o stanziate, indicandone tre: dai fondi di Galileo (il sistema di navigazione satellitare europeo, N. d. R.), dalla ricerca sul sistema di gestione dei trasporti ferroviario e da quella per il sistema aereo. » come far uscire un coniglio da un cappello. Non ci sono santi, con 6 miliardi si potrà al massimo finire le opere in stato avanzato e per cui l’Europa ha già speso molto.

E allora come finirà?

A meno che ci dicano che l’Italia mette tutti i soldi e non immaginiamo da dove visto che anche la parte nazionale della tratta è in ritardo, siamo ormai oltre al dibattito pro e contro sull’opera, la discussione non esiste più. Se questi sono i dati, l’unica opportunità vera per non perdere almeno una parte piccola del finanziamento è utilizzarla al meglio e riprendere il progetto delle Ferrovie italiane e francesi per il potenziamento della linea esistente portando al raddoppio il traffico nominale di merci sulla linea. Il problema è se si troverà qualcuno dalle parti del centrosinistra che vorrà discutere davvero dei vantaggi e degli svantaggi dell’opera.

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