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NON SI PROCESSA LA LIBERTA’ D’INFORMAZIONE

Publie le martedì 2 ottobre 2007 par Open-Publishing

Dazibao Internet Sindacati Giustizia Enrico Campofreda Rinvio a giudizio di Bellaciao

Tiniere, Fadda, Ferrario e i delegati sindacali dei cantieri

Tiniere, Fadda, Ferrario e i delegati sindacali dei cantieri

di Enrico Campofreda

La storia è quella di Roberto Ferrario e del sito web parigino www.bellaciao.org E’ una storia della nostra epoca segnata da quell’enclave della libera informazione che è diventata la rete nella quale passano notizie che tanti media - pubblici e privati - evitano di diffondere. La forza alternativa delle news sul web è stata confermata in questi giorni di rivolta dei monaci e del popolo birmano contro l’ultima odiosa dittatura militare di quel Paese.

Quando un giornalista nipponico è caduto sotto le sventagliate di mitra d’un militare e le immagini televisive, che nei primi giorni della rivolta avevano testimoniato la brutalità degli interventi dell’esercito, sono state censurate Internet è rimasto l’unico baluardo di comunicazione col mondo. Com’era accaduto a suo tempo per il caso Fallujah svelando i contorni della sporca guerra di Bush, fatta di bugie e armi più odiose di quelle convenzionali. Notizie che sulle tivù non comparivano.

Due anni fa sul sito Bellaciao apparve l’appello lanciato dalla Cgt che denunciava episodi gravissimi riferiti da operai polacchi dei cantieri navali francesi St. Nazaire: “in quei luogh venivano perpetrati atti mafiosi e minacciosi contro i lavoratori”. Lo testimoniavano gli operai colpiti, lo denunciava il sindacato. Il sito parigino, cosciente del proprio ruolo d’informazione, raccoglie la notizia pubblicandola e divulgandola sul web. I padroni dei cantieri, inebriati dall’aria dickenseniana reintrodotta negli ultimi anni da globalizzazione e turbocapitalismo, pensano che simili denunce non debbano diffondersi. La verità è sempre dispiaciuta al Capitale. E allora attaccano e anziché ribattere con gli argomenti provocano con le querele. Per diffamazione, opponendo a notizie avvocati e carte bollate. L’assalto è ancor più proditorio perché lanciato contro un sito tenuto da un gruppo di persone impegnate nell’informazione libera e autogestita senza copertura editoriale, e poi personalmente contro Roberto Ferrario.

Da una parte si cerca il capro espiatorio al quale farla pagare personalmente, dall’altra si vuole colpire un efficace strumento che dribbla i filtri di tanta informazione controllata e asservita, per umiliare soprattutto l’impegno di chi non fa vetrina di notizie fatue e drogate ma dà voce a problemi, contraddizioni reali e chiama per nome i responsabili di comportamenti economici, sociali e politici di vero e proprio banditismo. Il tentativo si rivela immediatamente un boomerang per i cantieri St. Nazaire, Ferrario e Bellaciao per mesi ricevono il sostegno e la solidarietà di giornalisti, strutture politiche e sindacali, personalità dello spettacolo e migliaia di lavoratori, democratici, militanti. La petizione a favore delle loro ragioni raccoglie oltre 25.000 firme, due illustri avvocati - André Tinière e William Bourbon - prendono le difese del sito e di Ferrario. Secondo il recente pronunciamento del Pubblico Ministero Jean-Marie Blin non c’era motivo per continuare il processo; stasera la Corte ha accettato questa linea prosciogliendo gli accusati. I democratici del web sorridono.

2 ottobre 2007