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Sinistra mutilata: un furto perpetrato a proprio danno

Publie le giovedì 12 gennaio 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Partiti tenebrio molitor

di Tenebrio Molitor

L’imperituro bigottismo italiota, propenso a insorgere e indignarsi per il risaputo connubio affari/politica, non lo è altrettanto per l’altrettanto disdicevole intreccio affari/religione.

Chi ha ancora memoria dell’apoteosi di Berluscone (seguito a chiamarlo così, sperando che resti uno solo) al meeting di Comunione & Liberazione, qualche mese prima delle elezioni del 2001? Dei complimenti reciproci, degli applausi, dei pelosi apprezzamenti? Fu un momento di reale chiusura del cerchio, seminale e predittivo, e che disvela oggi la sua micidiale potenza di fuoco. C.L. era (ed è tuttora) nient’altro che una holding di capitali vaticani cui fanno capo innumerevoli imprese commerciali, le quali, benedette da Santa Romana Chiesa, producono fatturati miliardari e utili conseguenti.

L’abbraccio con l’imprenditore/profeta, col capitalista per antonomasia e per crisma divino, con l’architetto delle impalcature azionarie a scopo truffaldino, col sommo sacerdote del profitto e della deregulation, fu foriero di reciproci vantaggi. Berluscone, certo, non era facilmente digeribile alla luce dei precetti cristiani. Non tanto perché divorziato, ma perché reo di aver involgarito la società, la cultura, la politica, di aver ridotto a mercato territori che dovrebbero limpidamente concernere lo spirito e la mente più che il denaro.

Perché responsabile di aver infiltrato il pensiero unico (che è, in ultima analisi, il pensiero del guadagno come solo motore sociale, privato o collettivo che sia) attraverso le sue emissioni catodiche, pervadendo di esso la visione del mondo, i comportamenti, il linguaggio di svariati milioni di tele-beoti indifesi. Dagli appalti di Milano-due, al craxiano decreto salva-TV, alle infinite scatole cinesi societarie, al disinvolto uso della politica per spiccio tornaconto, l’agire del sedicente unto dal Signore (che in realtà è unto e basta) non è mai stato uno specchio di cristiano rigore.

Gesù Cristo magari lo avrebbe perdonato, ma non elevato ad apostolo come fecero i ciellini. Qualcuno tende a dargli mille secoli di inferno solo per Bravo bravissimo! Ma il popolo televisivo, bue per antonomasia, rumina tutto, di tutto si pasce purché promani dall’etere, ed anzi eleva lo schermo a paradigma di esistenza: alla comprensione sostituisce la fiction, alla partecipazione i sondaggi, al conflitto di classe i telequiz. Avrebbero mai potuto i papa-boys contrapporre cattolica coerenza al vantaggio di concrete utilità (regali alle scuole ecclesiastiche, esclusione dall’ICI, raffiche di assunzioni di insegnanti, appoggio all’oltranzismo bioetico, etc.) prospettato da un Berluska capo-condomino assoluto?

Avrebbero potuto non alimentare (oltre che i conti bancari d’oltretevere) il flusso dell’uniformità e dell’accettazione acritica che è caposaldo della debordante incultura divulgata dal crociato della liberazione a mezzo telecomando? E’ dunque il pataccaro di Arcore il prototipo di quel capitalismo riveduto e corretto cui Wojtila prima e Ratzinger poi han conferito dignità di modello? L’asse Arcore/S.Pietro, già contenuto in nuce in quello sciagurato meeting, si è rivelato più nocivo di quello Molotov/Ribbentrop, avendo puntato allo sterminio dei cervelli, al genocidio sistematico di quel residuo di coscienza laica e civile che ancora (forse) permane, a dispetto di un centro-sinistra insipiente.

Il centro-sinistra, appunto... Oggi che tutto è compiuto, e che il raffazzonato pastrocchio union/ulivista si accinge a rioccupare un potere che ha già esercitato invano, esso prende inopinatamente a barcollare nel suo baricentro affaristico-finanziario. Al governo o all’opposizione, vincente o sconfitto nelle urne, non fa che perpetuare il proprio suicidio infinito: ha sdoganato Berluscone (proprio come questi ha sdoganato i fascisti) ignorandone sportivamente il conflitto di interessi quando era maggioranza; ha intercalato l’opzione pacifista di penosi cavilli, facendo di una bandiera uno straccio; ha sposato tutte le fobie cavalcate dalla destra (sicurezza, immigrazione, flessibilità, riduzione del costo del lavoro, egoismo federalista, etc.); ha abbracciato il mercato quale unico credo; oggi invoca al posto della rivolta operaia una meschina sostituzione di capitalisti amici (e che amici!) ai capitalisti tradizionali.

Dal canto suo, la sinistra antagonista, che ci tiene a apparire governativamente illibata, si masturba del suo antagonismo e ha un orgasmo ogniqualvolta Bertinotti va in TV come ospite d’onore (il che fa 360 orgasmi all’anno, nonostante l’età avanzata). La modesta globalizzazione nostrana si è attuata in queste vicende da poco: con il plauso dei più, se non di tutti, la religione si è fatta impresa (come attestano i bilanci di San Pio, dell’otto per mille e dei giubilei ricorrenti) e l’impresa si è fatta religione, coi suoi santuari, i suoi sacerdoti, i suoi dogmi.

Allora, non sarà il caso di interrogarsi un pò? Non sarà che il postulato del crollo delle ideologie ha rincitrullito tutti, compresi quelli che di un’ideologia usavano come strumento di interpretazione della realtà? Al medesimo scopo è forse idonea Paperissima? Non denaro, certamente, hanno trafugato i mestieranti D.S., come vorrebbe far credere la destra, ma di furto rimangono colpevoli: del furto perpetrato ai danni delle nostre speranze, delle prospettive di miglioramento del mondo, dell’idea stessa di una società diversa da quella che hanno Berluscone e i suoi replicanti bionici.

Là dove Occhetto (Okketto?) deprivò in un batter di ciglia migliaia di militanti di un pezzo intero di passato, questi provano a levarci anche il futuro, nell’assioma di un assetto produttivo/finanziario definitivo e irredimibile, in cui Consorte non è che un effetto secondario di poco conto. Se mai si verrà a capo di un destino sociale votato all’omologazione denaro-centrica, a questi politicanti andrà addebitato, su tutto, di avere svuotato di sinistra la sinistra, di aver contribuito a fare del pensiero unico l’unico pensiero.

Messaggi

  • "Fassino ha dichiarato : " Possiamo sbagliare, ma siamo gente onesta ! ". Usando il plurale estende evidentemento lo "sbagliare" all’intero gruppo dirigente diessino e ripartisce equamente le responsabilità. Richiamandosi al concetto di onestà non chiarisce di quale "onestà" parli : se intende quella derivante dal semplice rispetto delle leggi è riduttivo. Per il leader del principale partito di sinistra non può essere sufficiente la semplice osservanza delle leggi per ritenersi "onesto", il suo ruolo richiede anche onestà intellettale e soprattutto politica. Ed è questa che è clamorosamente mancata. Quest’ultimo tipo di onestà comporterebbe per un leader quantomeno l’offerta di farsi da parte, rimettendo nelle mani del partito il proprio mandato.Richiamando invece il gruppo dirigente ad una responsabilità collegiale significa arroccarsi a difesa degli interessi di casta, riaffermando l’autoreferenzialità e l’inamovibilità dello stesso gruppo dirigente e rendendo complice dei propri errori l’intero partito. Non si tratta quindi di furto semplice, ma probabilmente a questo punto di vera e propria rapina !!"
    MaxVinella