Bellaciao
Samizdat e la campagna per Boualem Sansal : resistenza culturale contro ogni fascismo
Il termine Samizdat richiama le pratiche clandestine di diffusione di testi proibiti nei regimi totalitari del secolo scorso. Oggi, questo spirito di resistenza si rinnova attraverso la rete Samizdat, un progetto antifascista che unisce blogger, youtuber e librerie indipendenti per sostenere chi è perseguitato per le proprie idee. Mentre la censura si manifesta in forme diverse — dal controllo algoritmico sui social alla repressione diretta di chi critica il potere — il progetto Samizdat si pone come un baluardo contro il soffocamento delle voci scomode. La campagna per Boualem Sansal è un esempio concreto di come la cultura possa diventare strumento di lotta politica e solidarietà internazionale.
Il termine samizdat nasce nell’Unione Sovietica come pratica clandestina per aggirare la censura di regime : era il passaparola dei libri vietati, delle riviste ciclostilate e dei manifesti che sfuggivano al controllo del Partito. Era resistenza culturale, voce che non poteva essere soffocata, anche quando l’intero apparato statale si adoperava per zittire ogni dissenso.
Oggi, nelle democrazie occidentali, il controllo non passa più attraverso apparati ufficiali di censura, ma si infiltra nei meccanismi meno visibili del capitalismo digitale. Gli algoritmi decidono cosa è visibile e cosa resta sepolto, mentre le piattaforme social, sempre più influenzate dalle politiche di controllo statunitensi, filtrano i contenuti secondo logiche commerciali e politiche. Da quando Elon Musk ha acquisito Twitter e Trump ha rilanciato il dibattito sulla libertà di parola, il confine tra disinformazione e censura si è fatto più sfumato. Anche Meta, sotto la pressione di queste dinamiche, ha cambiato le regole sulla propria moderazione delle fake news.
In Italia, seppure lontani dalla censura esplicita dei regimi totalitari, si verificano tentativi di intimidazione tramite denunce da parte di politici, specialmente verso giornalisti e scrittori scomodi. La paura di trascinarsi dietro spese legali e processi infiniti può portare molti a scegliere l’autocensura, adattandosi al clima di conformismo imposto.
Il progetto Samizdat nasce come risposta a questa nuova forma di silenziamento : una rete di blogger, youtuber, librerie e operatori culturali che condividono l’impegno a diffondere voci controcorrente, a fare luce su ciò che viene nascosto, a dare spazio a opere e autori censurati o marginalizzati. Samizdat è un’eredità adattata ai nostri tempi, un modo per dire che la parola, se davvero libera, non può essere messa a tacere, né da algoritmi, né da minacce legali.
Comunità di resistenza collettiva
Samizdat non è solo un progetto culturale, ma una comunità di resistenza collettiva, composta da blogger, youtuber, librerie indipendenti e operatori culturali che collaborano per amplificare le voci di chi subisce repressione per le proprie idee. La rete lavora in modo concreto attraverso la creazione e la condivisione di articoli, recensioni, interviste, video e contenuti di approfondimento. La comunicazione esterna avviene principalmente tramite un bollettino condiviso, uno spazio aperto che permette di proporre temi, segnalare autori da sostenere e stimolare discussioni con lettori e scrittori.
La censura oggi non si manifesta solo come repressione governativa, ma anche attraverso l’autocensura indotta dalla paura di conseguenze legali o dalla pressione sociale. Chi denuncia le violenze dello Stato, chi critica apertamente politiche discriminatorie o decisioni economiche che colpiscono i più deboli, spesso rischia di essere denunciato, screditato o escluso. Samizdat vuole rompere questo meccanismo, creando uno spazio sicuro dove la parola possa essere pronunciata senza timore, dove ogni voce abbia il diritto di esprimersi e di essere ascoltata.
Di fronte alla normalizzazione dell’intolleranza, della repressione e del controllo, Samizdat si pone come argine e come alternativa. La rete non si limita a denunciare, ma propone percorsi di collaborazione, costruendo alleanze e creando spazi di confronto per immaginare un altro mondo possibile. Partecipare a Samizdat significa non solo resistere, ma agire per dare forza alle idee, alla cultura critica e alla libertà di pensiero.
Il caso Boualem Sansal e la campagna Samizdat
Boualem Sansal, scrittore algerino, è oggi il bersaglio di un regime autoritario che non tollera la critica e la libertà di pensiero. La sua voce scomoda, che ha osato denunciare gli autoritarismi religiosi e politici del suo Paese, rischia di essere soffocata con una condanna a dieci anni di carcere. A ottant’anni, malato di tumore, Sansal rappresenta il simbolo di una resistenza intellettuale che sfida non solo il potere in Algeria, ma anche le tensioni geopolitiche tra Algeria e Francia. La sua battaglia contro i fondamentalismi, che alimentano nuove forme di fascismo, è la stessa lotta che il progetto Samizdat vuole sostenere. La rete Samizdat propone una campagna di diffusione delle sue opere per evitare che il silenzio imposto dalle prigioni autoritarie lo cancelli dal dibattito pubblico. Blogger, youtuber e librerie indipendenti possono fare la loro parte : recensioni dei suoi libri, articoli di approfondimento sulla censura e la repressione, video che raccontino la sua vicenda e analizzino la sua produzione in chiave antifascista, esposizioni mirate e incontri aperti sul ruolo della letteratura nella lotta politica. Coinvolgere collettivi antifascisti e realtà culturali affini è fondamentale per amplificare l’eco di questa campagna.
Perché unire le forze
La solidarietà internazionale è essenziale per contrastare ogni forma di censura e repressione. Difendere la libertà di espressione significa opporsi a qualsiasi rigurgito fascista e sostenere chi lotta per il diritto di pensare e parlare liberamente. Partecipare alla rete Samizdat e alla campagna per Boualem Sansal è un gesto concreto per non lasciare sola una voce che vogliono spegnere.
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